Una pratica in vigore decenni fa e basata sulla ricerca delle parole chiave pare stia tornando in auge tra chi deve trovare un lavoro, è il white fonting, letteralmente scrivere i caratteri nel colore bianco. Si tratta di un espediente (ri)nato allo scopo di aggirare i filtri dell’intelligenza artificiale. Sostanzialmente molti candidati, anche a causa del sempre minor numero di posti di lavoro disponibili, copiano e incollano le parole chiave dalla job description all’interno del loro curriculum, poi cambiano il colore del carattere dal (solitamente) nero, in bianco. Il motivo è semplice: quando il cv arriva al selezionatore, questo non vede la parte incollata visto che è scritta in bianco e per lui il documento è assolutamente normale. Ma i filtri automatici, intelligenza artificiale compresa, li vedono eccome e tracciando le parole chiave “includono” il cv del candidato di turno tra quelli che devono arrivare al decisore umano.
La pratica appunto non è nuova, però sembra funzionare molto bene a causa dell’aumentata automazione dei processi di screening iniziali. Certo non è molto etica e da sola non farà assumere nessuno, ma tant’è. Sostanzialmente lo scopo dei candidati è passare la selezione iniziale, non sempre ma molto spesso affidata a processi automatici che devono scegliere attraverso l’analisi del testo del curriculum quali siano i candidati migliori da “passare” al recruiter. A quest’ultimo infatti quando il processo di selezione è costruito in questo modo arriva un numero limitato di cv, perché già scremato da filtri computerizzati, o direttamente da una IA. Questo ovviamente serve per velocizzare i processi di assunzione. Leggere 150 cv non è come leggerne 20.
Ma il problema è che siccome i posti sono pochi, la necessità per chi cerca lavoro di far arrivare il proprio curriculum all’essere umano che sta oltre la barriera computerizzata è estrema. E siccome questa barriera si basa appunto sull’analisi del testo, perché non arricchire il testo anche attraverso espedienti non propriamente etici? E’ chiaro che funzionando in questo modo il primo processo di selezione, un testo più ricco avrà molta più probabilità di passare rispetto ad uno che si limita a descrivere le proprie esperienze. Se nella job description è scritto “problem solving” e nel curriculum pure, il match che un’intelligenza artificiale sarà chiamata a fare (o non fare) sarà molto più probabile. Immaginate ora che le parole chiave al posto di una siano una decina. E che su 100 cv, 20 le abbiano tutte, pur nascoste all’occhio umano e gli altri 80 no. Su quale punterà il sistema automatico?
Ovviamente quest’ultimo non è in grado di capire che questo modo di procedere da parte dei candidati è un escamotage, sostanzialmente nemmeno gli interessa. Si limita a constatare che una parte di documenti corrisponde esattamente a ciò che l’azienda cerca mentre un’altra parte no, inviando la prima al recruiter. Intervistati, alcuni di loro, spiegano che comunque questi sistemi non scartano i candidati, ma li includono. Però a ben vedere anche questo è un espediente linguistico, perché per doverne includere alcuni se ne escluderanno automaticamente altri. Ciò ovviamente avviene a più livelli, nel senso che, e qui viene la parte più complicata, anche questo modo di fare da parte di chi cerca lavoro, ha delle pecche non indifferenti, vediamole:
Prima di tutto, è vero che il white fonting possa favorire l’arrivo dei cv ai decisori umani, lasciando fuori altri, magari pure più bravi, che non conoscono il metodo o che non lo vogliono proprio usare. Ma l’arrivo al recruiter ovviamente non garantisce l’assunzione, anzi: il white fonting da un essere umano può essere scoperto facilmente, cambiando il colore dell’intero testo del cv. Un selezionatore a questo punto una volta accortosi del trucco potrebbe semplicemente decidere di scartare il cv solamente in base a questa ragione, motivando la cosa con la mancanza di fiducia nei confronti del candidato, visto che esso ha comunque compiuto una forzatura.
Poi ovviamente c’è da dire che anche il curriculum in questione deve essere adatto. Ammesso che riesca a saltare lo scudo dell’IA grazie al white fonting, bisogna poi vedere se le esperienze e tutto il resto risultino adatte al posto di lavoro. Fondamentalmente copiare e incollare una serie di parole chiave e nasconderle all’occhio umano serve a poco e nulla se non si hanno le competenze necessarie. Quindi utilizzare questo sistema per mandare cv “a nastro” sperando in un’assunzione è effettivamente una pratica abbastanza stupida. Non vi assumerà comunque nessuno se non sarete ritenuti adatti alla mansione. Molto meglio un servizio specializzato di revisione curriculum, a questo punto.
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