Un fenomeno che per molti ha del paradossale, è quello delle cosiddette soft girls, esattamente il contrario di quelle che vengono chiamate boss girls, cioè quelle ragazze che tendono a tralasciare tutto il resto per dedicarsi completamente al lavoro ed alla carriera, ottenendo tante volte posti di prestigio. Ecco, le soft girls la pensano esattamente all’opposto, ovvero decidono molto spesso di rinunciare alla carriera, o addirittura al posto di lavoro, per dedicarsi ad una vita più lenta e, almeno secondo loro, più salutare. L’espressione è nata una quindicina di anni fa ed ora è stata ripresa da molte ragazze, che vogliono identificarsi in questo trend, all’insegna di una vita senza stress.
Ma che cosa fanno esattamente le soft girls? Come vivono? Ecco, queste sono domande interessanti a cui però dare una risposta è abbastanza facile. Ormai presenti un po’ in tutto il mondo, sui social si identificano come “casalinghe” o “fidanzate casalinghe”. Praticamente la classica donna di casa, che cura quest’ultima e se ne ha, i figli. Aspetta il marito che torna dal lavoro per fargli trovare tutto pronto, la casa in ordine e via dicendo. Ok, ma come “campano” esattamente le soft girls? Ce ne sono sostanzialmente di due tipi: quelle che mantengono il proprio posto di lavoro e che però rinunciano ad essere competitive e quelle che addirittura il proprio mestiere lo lasciano per dedicarsi solo alla casa ed alla famiglia.
Le prime ovviamente vivono con lo stipendio che hanno, ma non sono per niente inclini ad aumentare le ore di lavoro o le proprie responsabilità per guadagnare di più. Il loro equilibrio tra lavoro e vita privata pende verso quest’ultima. Preferiscono insomma un’esistenza più lenta e meno complicata, rispetto a quella che propina la forte competitività del mondo del lavoro. Le seconde hanno addirittura rinunciato a lavorare, tante postano sui social la loro vita e magari qualcuna ci guadagna pure, però pare che non sia questo lo scopo principale di chi condivide le proprie abitudini sui social. E’ invece, sembra, quello di diffondere una sorta di cultura della lentezza e del benessere che trascende addirittura l’indipendenza economica, visto che tecnicamente parlando, chi porta a casa i soldi è il marito o il compagno.
Ma come si è diffuso questo movimento? Molte di quelle che si definiscono soft girls, pensano letteralmente che il gioco non valga la candela. Ovvero che il competere fortemente per poi magari non arrivare a nulla perché alla fine i posti di “lusso” sono pochi, sia sostanzialmente una gara inutile o quasi. Lo stress da sopportare insomma, è troppo rispetto a ciò che si ottiene ed alla possibilità di ottenerlo.
Il paradosso della Svezia
Tra le nazioni in cui il fenomeno incide di più a livello culturale, c’è la Svezia. La ragione è piuttosto paradossale: la Svezia è lo stato in cui l’indipendenza femminile, l’equilibrio vita-lavoro e la parità salariale si sono maggiormente sviluppati, grazie proprio alle forti lotte dei movimenti femministi, che negli anni sono riusciti ad ottenere risultati molto importanti. Ora questo fenomeno sembra incredibilmente spingere in senso contrario, anche nel paese nordico simbolo della parità dei sessi. Il rischio è quindi che le conquiste avvenute attraverso decenni di lotta vengano perdute in nome di una vita più lenta e comoda, che sembra essere preferita da una certa parte delle ragazze della generazione Z.
Ma perché la Svezia è così famosa per il femminismo? Sebbene i movimenti al suo interno siano anche molto criticati, è indubbio che la nazione sia stata tra le prime a riconoscere diversi diritti alle donne (lavanderie, asili nido) Questo già in tempi per niente sospetti, cioè nei primi decenni del secolo scorso. Per capire, bisogna ovviamente contestualizzare temporalmente quel tipo di provvedimenti. Poi negli anni, soprattutto dopo il 1968, i movimenti si sono sviluppati ed è nato addirittura un “partito femminista”. Sebbene a livello politico non abbia ottenuto grandi riconoscimenti, certamente anche questo ha contribuito alla lotta in favore dei diritti delle donne.
Ed è proprio per questo che in Svezia il movimento delle soft girls risulta più che mai strano. Molti infatti lo vedono come un enorme passo indietro rispetto alle conquiste ottenute, sia quelle meramente pratiche, che quelle a livello culturale. Eppure il fascino di un mondo più umano e a portata di tutti, meno combattivo e selezionatore, pare si stia diffondendo in maniera piuttosto penetrante. E certamente non solo in Svezia.
Cosa rischiano le soft girls
Sarà scontato sottolinearlo, ma è abbastanza chiaro che l’essere una soft girl presupponga comunque un certo rischio. E’ pur vero che queste ragazze si godono la vita rifiutando la frenesia di un mondo che forse da questo punto di vista è andato davvero un po’ troppo avanti, però l’intera economia mondiale si basa sul lavoro. A meno di essere miliardari, per sopravvivere bisogna lavorare. Un po’ di più o un po’ di meno, con molta responsabilità oppure no, ma un qualche mestiere bisogna pur farlo se si vuole essere completamente autonome. Di conseguenza, il rischio per le soft girls è quello di trovarsi un giorno a non avere un sostentamento anche basilare per la propria vita. Intendiamoci, tra queste ragazze, quelle che lavorano senza però puntare alla carriera non avranno problemi, ma le altre?
Basare tutta la propria sussistenza sullo stipendio di un’altra persona, che sia il marito, il fidanzato o il compagno, è un’operazione abbastanza ardita. Una coppia potrebbe tranquillamente scoppiare da un momento all’altro lasciando “a piedi” la parte che non ha un introito economico proprio, ovvero, in questo caso, la soft girl. E’ sicuramente consigliabile quindi che le soft girls realizzino almeno una sorta di compromesso per il quale la loro vita più lenta ed in un certo senso legittimamente più godereccia faccia il paio con un posto di lavoro che garantisca loro in introito economico che permetta perlomeno una totale autonomia. Nessuno è costretto a vivere in maniera stressante ed a fare carriera, ma certamente potersi mantenere da sole è assolutamente fondamentale nel mondo contemporaneo.
Il “passo indietro”
Ma perché si parla di passo indietro rispetto al fenomeno delle soft girls? Il volersi “far mantenere” e dedicarsi all’uomo di casa è ciò che il femminismo da sempre combatte. Ciò non accade per caso, ma perché nemmeno tantissimi anni fa che la donna stesse a casa e non lavorasse non era, per così dire, una scelta di quest’ultima. Ancora adesso tra l’altro a volte persiste il fenomeno per il quale la donna è nella pratica costretta a stare a casa a curare quest’ultima e i figli, mentre l’uomo era quello che “portava a casa i soldi”. Ciò però, se e quando accade, rende la donna completamente dipendente dal marito e quindi, nei fatti, sottomessa, almeno dal punto di vista economico, ma spesso non solo.
Questa situazione ha ed ha avuto conseguenze ben precise: facendo un salto nel passato e prendendo ad esempio l’Italia (ma certamente non è l’unica nazione ad aver avuto questi fenomeni) ed ai più giovani sembrerà una cosa letteralmente folle, seppur ormai diversi decenni fa (decenni, non secoli), alle donne non era permesso votare. Il delitto d’onore ed il matrimonio riparatore sono stati aboliti definitivamente solo nel 1981. La data è lontana, ma se ci si pensa nemmeno così tanto. In alcune zone d’Italia le donne erano costrette a portare il velo. Per costrette s’intende che non era una loro scelta indossarlo (cosa del tutto legittima ovviamente), ma la pratica veniva imposta da una società estremamente patriarcale e che voleva la donna sottomessa, per nulla appariscente, “nascosta”, in un certo senso. Di queste situazioni anche in occidente ne abbiamo ancora una traccia non trascurabile. Con tutte le differenze del caso infatti, la mancata parità salariale tra uomo e donna è un rimasuglio, un reflusso di quel passato lì.
Ma cosa c’entrano le soft girls in tutto questo? Le conquiste della società in riferimento ai diritti delle donne, sono sì frutto di un grosso cambiamento culturale, ma questo cambiamento è derivato in gran parte dall’indipendenza economica femminile. Il fatto che le donne ad un certo punto siano andate a lavorare in massa ha creato una situazione globale in cui esse hanno raggiunto la condizione di auto sostenersi, di non dover più chiedere niente all’uomo. Non ci sarebbe nulla di male a chiedere tra l’altro, se non fosse che spesso alle donne venivano dettate condizioni. Insomma, se lo puoi fare da sola, è un conto, se devi domandare al marito, quest’ultimo potrebbe rifiutarsi, o importi delle condizioni, magari per nulla gradite.
Per questa ragione, nel caso delle soft girls, molti hanno parlato di “passo indietro”. Perché una ragazza costretta a chiedere, potrebbe poi dover accettare delle condizioni non volute per poter avere quello che le serve. E, se quello che le serve è la nuova borsa firmata (volendo fare un esempio appartenente al senso comune), il problema è poco o per nulla rilevante, ma se si tratta di poter mangiare o fare delle visite, l’importanza della questione ovviamente cambia radicalmente. Queste situazioni sono chiaramente piuttosto forti, esempi abbastanza estremi insomma, ma servono per far capire l’importanza di auto-mantenersi da parte delle donne ed in questo caso delle giovani ragazze. Quindi, va detto, l’essere una soft girl, potrebbe nel medio periodo non essere esattamente una grande idea.
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