Home » Lavorare in proprio » aprire attività

Come avviare un frutteto a km 0

Avviare un frutteto a km 0 può essere un business molto redditizio. Vediamo quello che è necessario sapere su investimenti, burocrazia, possibilità e come comportarsi.

Condividi questo bel contenuto

Avviare un frutteto a km 0 è un’idea potenzialmente di grande successo in un contesto economico che pone attenzione al risparmio e alla qualità. Per farlo, si può decidere di aprire un’azienda agricola di piccole dimensioni, così da piantare alberi da frutto e vendere i prodotti direttamente in loco o nei mercatini nelle vicinanze.

Cosa serve per avviare un frutteto a km 0

avviare frutteto

Per realizzare un frutteto a km 0 sono necessarie due cose: buone conoscenze in materia di agricoltura e un pezzo di terreno, più o meno grande. In linea di massima, un terreno di almeno tre ettari rappresenta un buon punto di partenza per unire la coltivazione con la vendita diretta (ed eventualmente ampliare l’offerta, allargandosi anche alla coltivazione di ortaggi o a un piccolo allevamento). L’organizzazione del terreno deve consentire di installare una cella frigorifera e di dedicare uno spazio al deposito di attrezzi e macchine; per quel che riguarda la coltivazione vera e propria, si può decidere se lasciare gli alberi da frutta all’aria aperta o farli crescere e prosperare in serre tunnel.

Trattandosi di un frutteto a km 0, che si vorrebbe idealmente rispettoso della natura e dei suoi cicli, la soluzione ideale sarebbe quella di rinunciare alle serre e assecondare semplicemente il passare delle stagioni. Nel terreno, poi, deve essere installato un sistema di irrigazione a goccia, senza dimenticarsi di creare uno spazio per un banco che sarà destinato alla vendita diretta.

Quanto tempo e quanti soldi ci vogliono per un frutteto a km 0

La scelta del tipo di pianta da coltivare dipende, oltre che dalle decisioni personali, dal clima della zona in cui si vuole creare il frutteto. Se frutti come kiwi, mele e pere sono tipici di ogni stagione, altri come aranci, noci e castagni sono caratteristici di un determinato periodo dell’anno. Nulla vieta, poi, di creare un terreno variegato, con molte specie diverse, incluse quelle minori (dal giuggiolo al nespolo, passando per il melograno, e così via). Certo è che per avviare un frutteto a km 0 ci vogliono fatica, tempo e denaro: in alcuni casi, per esempio, può essere necessario ricorrere all’aiuto di collaboratori a ore, specialmente durante le fasi del trapianto e del raccolto.

Nel periodo estivo, è indispensabile lavorare tutti i giorni della settimana, inclusa la domenica, al fine di irrigare costantemente i campi; se poi si sceglie di puntare sull’agricoltura biologica, occorre lavorare dopo il calar del sole perché alcuni antiparassitari come l’aradiractina e il piretro sono fotolabili, nel senso che con il sole perdono la propria funzionalità. Per quanto concerne i costi, inizialmente l’investimento economico è piuttosto consistente, e richiede qualche anno perché possa essere ripagato; sempre tenendo conto del fatto che si dipende in misura significativa anche dalla benevolenza delle condizioni meteo. Le imposte che riguardano l’attività agricola nella dichiarazione dei redditi vengono calcolate in funzione del reddito catastale degli appezzamenti di terreno che vengono coltivati.

Avviare un frutteto a km 0: burocrazia

A livello burocratico, i soggetti con meno di quaranta anni possono acquisire il titolo di coltivatori diretti o di imprenditori agricoli. Per farlo, è indispensabile prima di tutto aprire la partita Iva come ditta individuale o ricorrere alla società semplice. Quest’ultima è la forma scelta più di frequente in questo settore, non richiede il coinvolgimento di un notaio e può costituirsi semplicemente con una scrittura privata che deve essere depositata all’Agenzia delle Entrate. Dopodiché, è necessario iscrivere l’azienda agricola alla Camera di Commercio. Dal punto di vista fiscale, non c’è differenza tra società semplice e ditta individuale per il pagamento delle tasse dirette, perché – come detto – non si tiene conto dell’utile che si consegue ma del reddito catastale.

Condividi questo bel contenuto