Mark Zuckerberg è probabilmente uno di quelli che si alza ogni mattina con mille idee in testa. Tra le ultime, in sperimentazione in Usa e Canada c’è Facebook Jobs, ovvero, in parole povere, l’integrazione nelle pagine aziendali di una scheda con le posizioni aperte e la possibilità tramite un pulsante di candidarsi direttamente. Mi sono chiesto, da buon curioso quale sono, se una simile trovata possa davvero funzionare. Una risposta definitiva non sono riuscito a darmela, troppe infatti le variabili in gioco, ma una cosa mi è subito balzata all’occhio: Facebook, come è noto, non è un social nato per scopi professionali o lavorativi ed in quanto tale è possibile “postare” un po’ di tutto, cose serie e cose che invece lo sono molto meno. Queste ultime potrebbero scontrarsi con l’impostazione dei selezionatori che utilizzano anche i social network per verificare l’affidabilità di possibili futuri lavoratori, insomma di chi manda un cv o affronta un colloquio. Non mi è parso un problema di poco conto, a dirla tutta.
“Curate il vostro profilo social”. Mai sentita questa frase?
Chiunque cerchi lavoro e per farlo s’informa anche sui siti di settore (come ad esempio Bianco Lavoro Magazine) tra i consigli più frequenti e spassionati avrà letto sicuramente anche quello che sottolinea l’importanza di curare i profili aperti sui social network. Questi ultimi sono di fatto una vetrina (vera o presunta poco importa) di ciò che siamo ed è proprio per questo che i selezionatori tendono sempre più a servirsi di Facebook, Twitter, Linkedin e compagnia cantante per carpire informazioni utili sui candidati. Ma, come sopra accennato, se ad esempio Linkedin è nato proprio per affrontare il tema lavoro, Facebook è stato pensato per altri scopi, più ricreativi, più ludici. Inizialmente progettato per far incontrare persone, si è poi trasformato per molti in qualcosa di molto di più, arrivando talvolta anche a creare dipendenza come sostenuto da alcuni studi.
A parte questo, è indubbio che milioni di persone utilizzino il social di Zuckerberg per postare foto e video della propria vita privata, che, come è ovvio che sia, non è (e non potrebbe essere) sempre così sobria e formale. Basta, per fare un esempio molto veloce ma chiaro, una festa di compleanno, dove è sacrosanto ci si diverta ed una foto (scattata da altri) di un momento, per così dire, “un po’ così”, per indurre un buon numero di amici a farsi una grassa risata. Tutto bene, tutto nella norma, tutto molto bello, almeno fino a quando con quello stesso profilo non ci si provi a candidare per una posizione lavorativa. A quel punto, ammesso che la candidatura venga presa in considerazione, un selezionatore potrebbe “indagare” all’interno di bacheca e album fotografici o video e trovare qualcosa a lui poco gradito. Quella foto in cui si è un po’ allegrotti insomma, potrebbe poi far ridere molto meno. Ovviamente questo è solo un esempio, forse un po’ pessimista e sicuramente non necessariamente veritiero. Però una riflessione sul tema la si può certamente fare.
Un responsabile del personale, chiamato a scegliere un candidato, se trova una foto, un video o un qualunque input di dubbio gusto (o che così potrebbe essere giudicato) tenderà con una certa probabilità a scartare quel candidato. Perché? Ci si potrebbe chiedere… Perché, per essere più precisi, un selezionatore non è in grado di capire che il contesto, in quel caso (la festa di compleanno), è leggero e scanzonato e che non è che se uno ha fatto un po’ lo “stupidotto” quella sera lo è per forza anche nella vita di tutti i giorni e nel lavoro? Perché un responsabile del personale, non conoscendo chi ha di fronte, non può rischiare, visto che la responsabilità è sua.
Poi ovviamente c’è chi è più elastico nei giudizi e chi lo è meno, ma il senso da tenere presente è quello che candidarsi direttamente tramite il profilo Facebook standard, per la natura stessa del social, utilissimo ma aperto anche ad azioni ed interazioni meno formali e più ironiche, potrebbe aprire una serie di equivoci e contenziosi tra persone che si conoscono potenzialmente per niente trascurabili (“tu che mi hai fatto quella foto, lo sai che mi hai fatto perdere il posto di lavoro???E tu che mi hai fatto quel video? Te l’avevo detto o no che non volevo essere ripreso!!”).
Una soluzione sarebbe quella di diversificare i profili, tenendone uno per “giocare” e uno per scopi più seri, ma facendo così, l’impressione è quella che verrebbe un po’ meno l’efficacia dell’idea che forse ha convinto Facebook a creare la funzionalità “Jobs”, ovvero quella di poter cercare lavoro senza doversi “muovere” dal proprio profilo per spostarsi su altri siti più specifici.
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