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Firma, nome cognome o cognome nome?

Quando abbiamo apposto la nostra firma, ci siamo chiesti almeno una volta: bisogna mettere prima il nome o il cognome? Esistono ragioni storiche e sociali dietro l’ordine da seguire

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Quando apponiamo la nostra firma su un documento, ci siamo sempre chiesti quale sia il giusto ordine da seguire. Dobbiamo prima scrivere il nostro nome o il nostro cognome? Vediamo cosa dicono le leggi a riguardo e cosa dice il galateo linguistico.

Per il galateo linguistico quando firmiamo va messo prima il nome e poi il cognome

Per rispondere a questa domanda, possiamo fare riferimento a quanto dice in merito l’Accademia della crusca la quale, sul proprio sito ufficiale, asserisce il fatto che bisogna mettere prima il nome e poi il cognome. Riferendosi a qualsiasi manuale di “galateo linguistico”, citando come esempio Il Salvaitaliano di Valeria Della Valle e Giuseppe Patota. Ad esempio Giuseppe Rossi, Marco Prezioso, Maria Lama, ecc. Qualora poi la persona abbia un secondo nome, esso va inserito tra il nome e il cognome. Ossia, dopo il primo nome e prima del cognome. Si pensi ad esempio a Gian Maria Rullo, Paolo Vito Mattei, ecc. Altra cosa importante, nelle firme tra il nome (o i nomi) e il cognome, non va messo alcun segno, come una virgola o un punto.

L’ordine nome-cognome secondo le disposizioni legali

Ma l’ordine nome-cognome non è solo una questione di galateo linguistico, bensì, è proprio la legge ad imporlo. Mediante il Codice civile (Libro primo, agli articoli 6 e 91) e la legge sull’Ordinamento dello Stato civile (articoli 42,45, 55, 73, 75, 77, 96, 126, 140, 181). In merito alle disposizioni concernenti le notizie personali, essi specificano con cura prima il nome e poi il cognome.

Le ragioni storiche e sociali dell’ordine nome-cognome

In realtà, l’ordine nome-cognome ha una sua ragione storica. Come specifica sempre l’Accademia della crusca, citando quanto scrive anche Giovanni Nencioni nel 1995. Il cognome nasce come specificazione aggiunta al nome proprio della persona, con la ragione di:

  • specificare “l’essere figlio di” (Dante Alighieri sta per Dante figlio di Alighieri);
  • l’esercitare una determinata professione” (ad esempio il cognome Fabbri);
  • avere una determinata caratteristica fisica (come il cognome Piccinini);
  • provenire da un determinato luogo (come può essere il cognome “Dal Castagno”).

Ecco quindi spiegato anche l’ordine. Come solitamente la specificazione si pospone al sostantivo a cui si riferisce (come ad esempio quando diciamo “il cielo blu”), così il cognome va, naturalmente, dopo il nome.

In realtà, l’anteposizione del nome prima del cognome non è stata cosa subito diffusa e automatica. Dopo la seconda guerra mondiale, la burocrazia metteva il cognome prima del nome. Forse questa abitudine andava ricercata nella scuola, dove il nome viene posto in secondo piano, al punto che i compagni di scuola finiscono per chiamarsi col cognome. C’è anche una ragione sociale, forse anche psicologica, nel modo di firmare di certe persone ponendo prima il cognome e poi il nome. E’ un modo per sentirsi parte di una comunità di membri, auto-percepirsi all’interno della società. Dove ci si distingue per classi sociali o casati piuttosto che per le proprie caratteristiche individuali.

La sequenza nome-cognome, pertanto ha anche questo scopo: svincolare l’individuo da qualsiasi concetto di raggruppamento, considerandolo nella sua inconfondibile personalità.

Le eccezioni dove invertire l’ordine nome-cognome è ammesso

Ci sono comunque delle eccezioni nelle quali anteporre il cognome al nome si può. Ad esempio quando il nome va inserito in un elenco alfabetico (la succitata scuola, all’università nel corso di esami, l’elenco telefonico, ecc.) oppure nelle bibliografie inserite alla fine di un testo. Cioè quando si raggruppano più persone in un elenco. E’ prassi farlo per cognome e non per nome. Così come nelle bibliografie si può inserire una virgola tra il nome e il cognome. Occorre poi dire che non rientrano nelle eccezioni anche quei casi in cui il cognome può sembrare un nome. Avere nome e cognome composto da due nomi di persona, non deve far variare lo stesso l’ordine. E non bisogna ritenersi liberi di farlo se si rientra in queste casistiche. Ciò vale ad esempio per chi si chiama Paolo (nome) Piero (cognome); Alberto (nome) Giuseppe (cognome); Fabio (nome) Alfonso (cognome). Dovranno continuare a firmarsi con l’ordine nome-cognome.

L’ordine nome-cognome negli altri Paesi

Ma come funziona l’ordine nome-cognome negli altri Stati? Non mancano casi curiosi. In Islanda, per esempio, ancora adesso non esistono cognomi ma solo patronimici (o matronimici). In base al patronimico o matronimico si differenziano quindi i figli maschi (i cognomi dei quali finiscono tutti in -son ‘figlio’) dalle figlie femmine (i cui cognomi invece finiscono in -dottir, ‘figlia’). Ancora, gli islandesi antepongono il nome anche negli elenchi. Mentre da noi, come visto, in quel caso si fa eccezione.

Anche in altri Paesi il nome viene sempre anteposto al cognome. Come Ungheria e Giappone (si pensi ai registi nipponici Takeshi Kitano o Akira Kurosawa). Pertanto, non esiste una regola universale. L’ordine nome-cognome segue delle precise vicende storiche e ragioni sociali, che possono cambiare da Paese a Paese.

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