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Fleximan e gli emuli un po’ scentrati

Fleximan e i suoi emuli, non tutti hanno saputo trovare la causa giusta, ma da alcuni possono nascere buoni spunti.

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Iniziò tutto qualche mese fa con Fleximan, un tipo che prima in Veneto e poi in tre quarti del nord-Italia ha iniziato ad abbattere gli autovelox. Chiamato così perché l’arma utilizzata era un flessibile (una sorta di sega circolare in grado di tagliare il metallo), le sue gesta fecero talmente scalpore che la società intera si interrogò sulla giustezza dell’utilizzo dei dispositivi in grado di rilevare la velocità delle auto. A parte tutto il discorso sulla legalità o meno delle azioni di Fleximan, la figura fu assurta a giustiziere difensore degli automobilisti e, sui social soprattutto, si sprecarono (e ancora si sprecano) le sue rappresentazioni. Egli assimilato ad un eroe dei giorni nostri, un leader di una protesta sociale necessaria, pur effettuata con metodi piuttosto discutibili.

Fleximan

Ma la storia com’era prevedibile non finì lì. Sulla scorta di Fleximan sono nate altre figure per così dire minori, perché molto meno attive. Tali figure in qualche modo hanno cercato di riprendere la filosofia dell’abbattitore di autovelox trasferendola su cause diverse, forse anche più personali e per questo anche meno condivisibili. Stiamo parlando di una vera e propria squadra di pseudo-giustizieri: Dossoman, Parkman, Cartelman e Limiteman. Ognuno a suo modo ha abbracciato una causa che riguarda ipotetiche mancanze del Codice della strada e più in generale dei presidi che regolano la circolazione.

Solo che se Fleximan può forse aver sbagliato il modo ma ha avuto una indubbia utilità aprendo una sana riflessione sul corretto utilizzo degli autovelox, alcuni tra questi altri sembrano non aver centrato troppo il loro obiettivo, altri invece non lo hanno centrato per niente. Le loro ragioni, almeno in alcuni casi ed a giudicare dalle azioni intraprese, sembrano più determinate da un fastidio personale che da una legittima protesta sociale. Anche se a dirla tutta sui casi Dossoman e Parkman qualcosa da discutere di sicuro c’è. Ma vediamoli uno per uno, cercando di capire cosa hanno fatto, perché e quali potrebbero essere le conseguenze dei loro gesti.

Dossoman e la crociata contro i rallentatori

Con alcune apparizioni in Veneto ed Emilia, qualche mese dopo Fleximan ha fatto la sua comparsa anche Dossoman. A quanto si è capito il suo scopo è quello di togliere i dossi dalle strade. I “dossi” sono i cosiddetti rallentatori, ovvero quei presidi installati sopra l’asfalto, o addirittura sotto lo stesso generando un rialzo della strada, atti a far frenare le auto in punti ritenuti troppo pericolosi per una velocità anche piuttosto bassa. Normalmente questi dossi vengono affrontati a non più di 20 km/h, ma a volte anche meno, a seconda della loro conformazione. Ne esistono di vari tipi, da quelli gialli per superare i quali bisogna quasi fermarsi altrimenti l’auto prende colpi non trascurabili, a quelli che appunto sono stati creati direttamente sotto il manto stradale. Quest’ultimo presenta quindi una gobba sulla quale i veicoli salgono e poi scendono (una specie di piccola montagna russa). La gobba può essere larga o stretta. Ovviamente più è larga maggiore sarà la velocità con la quale ci si potrà salire, anche se sicuramente è quasi impossibile superarla a più di 30km/h.

Detto che quest’ultimo tipo di dosso non è certamente asportabile, il primo tipo invece lo è eccome. Non è infatti così complicato sradicarlo dalla strada e portarselo via, o buttarlo da qualche parte. Ed è esattamente ciò che ha fatto Dossoman. Ok, ma a cosa serve un gesto del genere? E perché lo ha fatto? E’ facile immaginare come i rallentatori, soprattutto quelli più rudi (cioè quelli asportabili) possano dare molto fastidio ad una marcia lineare di un veicolo. Il dover frenare fino quasi a fermarsi per non dover rischiare di spaccare gli ammortizzatori dell’auto è effettivamente qualcosa che può “rompere le scatole” al guidatore. Inoltre c’è da dire che non sempre i dossi vengono messi nei punti giusti, a volte sembrano essere lì per ragioni del tutto sconosciute. A volte, però.

Altre invece sono strettamente necessari per impedire una marcia troppo veloce in punti critici. A prescindere da questo, un dosso è facilmente sostituibile e comunque non è certo un dispositivo in grado di generare sanzioni quindi il toglierlo sembra un po’ un atto più dovuto ad una crociata personale che ad una protesta sociale o ad una qualche rivendicazione. Piuttosto ci sarebbe da discutere su quali dossi utilizzare. Un rallentatore “secco” può essere così maldigerito dal popolo degli autisti da indurre qualcuno a fare qualcosa che non deve fare, cioè levarlo di mezzo. Un dosso più “dolce”, come quelli di una certa larghezza progettati sotto l’asfalto, sono molto meno fastidiosi perché affrontabili procedendo in maniera meno spezzettata, ma a parte questo di sicuro non possono essere tolti di mezzo da una persona che non sia dotata di una ruspa. In ogni caso rimuovere un dosso non è certo un’azione che possa far riflettere su quali utilizzare, quindi sembra cadere il proposito principale che ha mosso il capostipite Fleximan, cioè quello di portare alla luce un problema.

Parkman, il distruttore di parchimetri

Probabilmente spinto da uno spirito che grida vendetta contro i parcheggi a pagamento, Parkman, per quanto è dato sapere, ha fatto la sua comparsa una sola notte a Treviso città, distruggendo tre parchimetri. Ha utilizzato metodi tutt’altro che ortodossi, rompendo il display a martellate o qualcosa del genere, infilando schiuma espansiva di provenienza probabilmente edile e bloccando la fessura per l’inserimento delle monetine. Anche qui possiamo dire che la protesta, se tale era, sembra un po’ scentrata. Distruggere tre parchimetri significa sì fare un danno al Comune che incassa i soldi dalle soste e può certamente rappresentare una sorta di simbolismo contro il sistema stesso dei parcheggi a pagamento. Va bene, il simbolismo ci può stare, ma fracassarli a caso non serve assolutamente a nulla, oltre ad essere molto probabilmente illegale.

Nessuno presta attenzione ad un ipotetico messaggio sottotraccia perché non sembra esserci un contesto in cui Parkman ha agito. Inoltre distruggere i parchimetri mette gli altri cittadini che devono pagare la sosta a rischio multe e questa non è certamente una cosa molto intelligente. Le azioni di Parkman no, ma volendo trovarci qualcosa di utile la vicenda una certa riflessione sui parcheggi a pagamento può sicuramente stimolarla, ed è questa: perché esistono i parcheggi a pagamento negli ospedali? L’idea di far pagare la sosta ad un veicolo condotto da una persona che per qualche motivo sta andando in un ospedale ha da sempre trovato moltissimi detrattori.

Sui social non è raro imbattersi nella frase “Siamo un paese che ha i parcheggi dei centri commerciali gratis e quelli degli ospedali a pagamento”.  Detto che uno al centro commerciale già va a spendere e non si capisce quindi perché dovrebbe pagare il parcheggio, è però piuttosto assurdo far pagare lo stesso a chi sta andando in un luogo dove certamente farebbe a meno di andare, cioè l’ospedale. Fatto salvo che i parcheggi a pagamento nelle città almeno in diverse zone (soprattutto quelle molto centrali) sono utili e servono anche a non intasare le strade di auto che vanno tutte nello stesso posto. Detto anche che gli introiti delle soste aiutano certamente i comuni a mantenere i sistemi della viabilità in buone condizioni, perché mai facciamo pagare i parcheggi a chi va in ospedale e più in generale presso i presidi sanitari? Che sia venuto il momento di rifletterci su?

Cartelman, quello che abbatte i segnali stradali

Ancora a Treviso, stavolta in provincia, per un giorno ha fatto la sua comparsa anche Cartelman. Chi è? Qualcuno che con un trattore ha abbattuto cinque cartelli che riportavano il limite di 30km/h su una strada, nuovi di pacca, messi lì il giorno prima. Ovviamente, anche data la probabile presenza di telecamere, è scattata subito l’indagine. Ma quale potrebbe essere il motivo di un simile gesto? Forse indotto dal recente limite dei 30 orari introdotto in molte zone di Bologna e da tutte le polemiche che ne sono subito scaturite, chi era alla guida del trattore ha probabilmente pensato che su quella strada il medesimo limite fosse troppo basso, così ha deciso di abbattere direttamente i cartelli passandoci sopra. O perlomeno così è stata raccontata la vicenda ai giornali locali.

Qui c’è da dire che a parte la platealità del gesto, che sembra più un qualcosa atto a far notare l’evento che a protestare contro un’ingiustizia (a proposito, quale?), bisogna dire che l’utilità dello stesso sembra essere abbastanza scarsa. Anche perché, se il problema è il limite di velocità troppo basso, o si protesta in maniera generalizzata (cioè il limite dei 30 è troppo basso a prescindere), oppure non si vede come l’abbattere cinque cartelli in una sola via, una sola volta, e per giunta in maniera piuttosto grossolana possa servire a far aderire qualcuno ad una qualche causa, ammesso che essa esista. E’ pur vero che se una persona vuole fare una rimostranza troverà sempre un modo del tutto personale per rappresentarla, ma in questo caso anche in ragione del fatto che è rimasto un gesto isolato, non ne si capisce bene l’utilità.

Limiteman, il disegnatore

Limiteman è probabilmente il caso più assurdo. Apparso a Bologna, quest’ultimo ha pensato bene di modificare il limite dei 30km/h disegnato sull’asfalto chiudendo il 3 e trasformandolo in un 8. Sì avete capito bene, il novello “giustiziere” ha tentato di spostare la barriera dei 30 orari 50km/h più in là, cioè a 80. Se non fosse una cosa abbastanza pericolosa ci sarebbe da ridere e anche da riconoscergli una fantasia certamente fuori dal comune. Solo che appunto le gesta di Limiteman sono abbastanza pericolose. Prima di tutto se c’è un limite di 30 orari, può forse essere troppo basso per quella strada, ma molto difficilmente si potrà procedere a 80 orari senza nessun pericolo. 80km/h non è certo una velocità folle di per sé stessa, ma in città, in alcune zone lo può tranquillamente diventare (folle).

La differenza tra il limite reale e quello “proposto” da Limiteman, sembra almeno in questo caso davvero eccessiva. Per giunta, il rischio maggiore lo corrono proprio gli automobilisti. Limiteman sembra infatti fare l’esatto contrario di Fleximan. Se quest’ultimo abbatte gli autovelox e ciò genera anche il fatto che chi guida evita le multe, Limiteman le multe rischia di farle prendere. Perché se aumenti di 50km/h il limite e gli automobilisti non si accorgono della modifica (pur forse anche goliardica), essi procederanno spediti, rischiando appunto di incappare in un autovelox (se presente) che li immortalerà ad una velocità del tutto irregolare per il limite formalmente consentito in quel tratto. Quindi a rimetterci sarebbe proprio chi almeno idealmente parrebbe voler proteggere.

Conclusioni

E’ facile comprendere come Fleximan abbia aperto una sorta di vaso di Pandora dal quale pare siano usciti un buon numero di “mali” che le persone sentono verso le regole della circolazione. Ma a parte i modi, sempre poco ortodossi, non tutte le cause sono giuste, non sempre è facile propugnarle e spesso non è così immediato distinguere i fastidi personali dalle suddette cause legittimamente popolari, cioè quelle che riguardano la generalità degli utenti della strada ed hanno un qualche fondamento di correttezza. Se le vicende di Parkman e un po’ anche quelle di Dossoman hanno comunque stimolato una riflessione abbastanza importante che andrebbe presa in esame dagli organi competenti, gli altri “giustizieri” non hanno raggiunto lo scopo che almeno per quanto è dato capire si erano proposti e per giunta potrebbero rischiare pure conseguenze legali se dovessero essere trovati dalle Forze dell’ordine.

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