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Fleximan, un caso su cui riflettere

Fleximan ha fatto la sua comparsa in Italia ed è subito diventato una sorta di eroe. Esaltare certi fenomeni è rischioso, ma umanamente comprensibile.

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“Fleximan e le domande che dobbiamo farci come società”. Questo articolo potremmo chiamarlo anche così. Da qualche tempo in Italia è apparso un personaggio decisamente atipico. Il popolo attraverso la rete lo chiama Fleximan, non tanto perché sia flessibile (cosa che in effetti non sembra per niente essere), ma perché il flessibile lo usa, per abbattere gli autovelox. Ad oggi siamo a quindici apparizioni e cioè quindici abbattimenti, sparsi per il Nord-Italia. Maggiormente concentrato in Veneto, Fleximan ha colpito anche in Lombardia ed Emilia. Ma che cosa fa esattamente? E chi è? Alla prima domanda rispondere è piuttosto facile. Dotandosi appunto di un flessibile, una sorta di sega circolare, Fleximan taglia i pali di metallo sui quali sono posizionati gli autovelox e poi li lascia lì, distesi, in bella vista. Alla domanda “chi è?” invece è molto più complicato dare una risposta, questo perché agisce di notte e dove non ci sono telecamere per poterlo individuare. Forse, non è nemmeno un singolo individuo. Potrebbe infatti essere un gruppo organizzato, oppure più persone che tra loro non si conoscono ma che agiscono per spirito di emulazione, o ancora per condivisione della causa.

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E’ legale quello che fa? La risposta la potrebbero dare solo i giudici, ma secondo un buon numero di avvocati si configurerebbe perlomeno il reato di danneggiamento. “Perlomeno” vuol dire che i reati per i quali potrebbe essere accusato, potrebbero essere più di uno. Nonostante questo, Fleximan sui social è letteralmente osannato, assurto ad eroe e giustiziere, qualcuno in grado di portare speranza agli automobilisti incappati nei terribili autovelox e nelle conseguenti (e salatissime) multe. Ora, detto che gli eroi di cui avremmo bisogno dovrebbero stare più nelle amministrazioni pubbliche che per strada, Fleximan non sarà magari un eroe, è però un’idea e questa idea ha radici ben precise, che facilmente non sono quelle del vandalismo e della volontà di distruggere il patrimonio pubblico fine a se stessa.

Per capire il caso Fleximan e farci qualche riflessione sopra bisogna partire dall’inizio: quando è nato l’autovelox? Beh, forse qualcuno si stupirà nel sapere che ha circa 70 anni. Fu infatti inventato dalla Telefunken, in Germania, nel 1957. A costruirlo in Italia fu invece per prima la fiorentina Sodi Scientifica. Sodi fu anche quello che, letteralmente, inventò il termine autovelox, poi diffusosi in tutto il mondo. Erano altri anni ed erano altri autovelox, è però vero che anche i primi dispositivi nacquero per tentare di monitorare la velocità delle auto, che continuavano a crescere di numero e diversificarsi durante il boom economico. In Italia l’autovelox arrivò negli anni 70, nel tentativo di diminuire la velocità dei veicoli, anche per il fatto che allora era in atto una forte crisi energetica. Si cercò in questo modo di ridurre i consumi.

Ma come si lega Fleximan ai primi autovelox? Ora, il concetto di “monitoraggio della velocità” va compreso bene. Controllare a quanto va un’auto è ovviamente legittimo, consigliabile ed anche necessario, ma non si può fare ovunque e sempre. Per attivare un monitoraggio ci vuole, o comunque ci vorrebbe, una ragione precisa. Solitamente questa ragione risiede in un pericolo più o meno grave che caratterizza una determinata zona, una determinata strada, magari anche in un preciso momento della giornata. Cosa significa questo? Che il problema, anche per chi sostiene Fleximan, non è l’autovelox, che in se stesso è solamente uno strumento, ma il suo utilizzo. Non si può certo pensare di controllare tutte le auto circolanti h24 in ogni momento. Da questa palese impossibilità è nata la scelta di posizionare gli autovelox in punti strategici (e anche di attivarli in orari precisi, in alcuni casi), ovvero dove (e quando) servono di più. Quindi dove il pericolo è maggiore e le persone devono necessariamente rallentare. Lo stato italiano ha addirittura stabilito, sicuramente in modo piuttosto lungimirante, che gli autovelox vadano necessariamente segnalati, perché è proprio in quel modo che la gente viene convinta a rallentare. Sapendo che potrebbe prendere la multa, frena, va più piano esattamente dove più piano dovrebbe andare, nel caso stia procedendo troppo velocemente.

La lungimiranza dello stato italiano però purtroppo non è bastata. In Italia ci sono più di 11.000 autovelox (record europeo), a fronte ad esempio della Francia che ne ha poco più di 3000. Fleximan è nato, qualunque cosa se ne possa pensare, da una sorta di rivendicazione sociale. Da come viene osannato certamente sono in molti a condividere tale rivendicazione. Gli autovelox sono troppi, è la protesta che è montata in queste settimane, a volte starati, e magari messi in punti dove non servono, dove una multa viene fatta per mera distrazione del guidatore che magari procede 5 km/h più del dovuto, cosa che però non crea nessun reale pericolo ulteriore, o comunque quella è la percezione generalizzata. Inoltre va detto che un’altra accusa, stavolta pure abbastanza odiosa, è quella per la quale molti autovelox vengano installati solo per “fare cassa”. Insomma sarebbero una specie di bancomat per i comuni più che uno strumento di prevenzione degli incidenti o comunque di monitoraggio utile della velocità. La terza cosa da dire è l’entità delle multe. Per fare un esempio di cosa vive una persona che guida per lavoro, un autista di mezzi pesanti che supera il limite di meno di 10 km/h su una tangenziale a doppia carreggiata si gioca l’intera giornata di lavoro. Le sanzioni insomma, sembrano veramente troppo alte. Ecco, Fleximan nasce proprio da qui, da queste tre contestazioni, condivise praticamente da sempre da una buona parte degli automobilisti, i quali si sentono costantemente vessati da controlli sempre maggiori, per giunta ritenuti superflui perché fatti su strade che (almeno secondo chi contesta) non contemplano alcuna reale minaccia se si viaggia ad una velocità magari anche superiore al limite stabilito, ma che ovviamente non sia folle.

Fleximan e le domande che dobbiamo farci come società

Tutto questo nella nostra società pone un problema su cui riflettere: è giusto avere così tanti autovelox? Servono davvero controlli così tanto serrati, oppure rischiano addirittura di agitare maggiormente l’automobilista che, messo troppo sotto pressione, è più soggetto a distrazioni e quindi ad errori come quello di non accorgersi che sta andando troppo forte? La risposta la possono dare solo gli esperti, ma la domanda è comunque meglio farsela. L’altra riflessione, collegata alla prima è: c’era proprio bisogno di Fleximan per arrivare a farci la domanda di cui sopra? C’era davvero la necessità che comparisse una sorta di “cavaliere oscuro” (non di rado Fleximan viene paragonato sui social a Batman, visto che agisce di notte) anti autovelox che magari rischia pure un qualche procedimento giudiziario, per instillare nelle nostre teste (ed in quelle degli amministratori pubblici) il dubbio che potremmo aver esagerato con i controlli, talvolta, almeno secondo qualcuno, diventati fini a se stessi? In sostanza, non potevamo e non era meglio arrivarci da soli e farci la domanda prima che facesse la sua apparizione Fleximan?

Non si poteva capire prima che una qualche forma di protesta sociale prima o poi sarebbe montata? E’ compito più che altro di chi amministra capire se questo dubbio sia fondato o meno, come è compito di chi amministra non rendere la strada una sorta di giungla con limiti diversi sullo stesso tipo di strade, cosa che ovviamente rende più complicato rispettare tali limiti. Vale a dire che se in città il limite è 50 km/h, sarebbe forse meglio fosse sempre tale, a meno che ci siano zone ritenute particolarmente pericolose (come ad esempio vicino alle scuole, agli asili, agli ospedali), in cui il limite può tranquillamente essere più basso e la zona controllata da un autovelox. In questo senso si potrebbe suggerire addirittura un tutor, quegli apparecchi che controllano la velocità media su un intero tratto di strada, in modo che gli automobilisti siano letteralmente costretti a percorrere quel tratto a velocità molto contenuta, proprio a causa del rischio elevato che lo caratterizza. Però non è raro imbattersi in limiti di 40 km/h su strade per le quali quel limite risulta poco comprensibile ai più. Se è vero che più piano si procede minore è il rischio, è anche vero che pure la circolazione stradale è sempre un compromesso tra un qualcosa ed un qualcosa d’altro. Se in molti ritengono che questo compromesso sia stato sbilanciato troppo da una parte, è probabile che qualcuno prenderà iniziative dall’altra. Qualsiasi siano queste iniziative, qualcosa succederà.

Sicuramente è da precisare che esaltare qualcuno che genera danni alla cosa pubblica non è che sia esattamente una pratica ortodossa e tantomeno edificante, perché ovviamente potrebbero nascere fenomeni emulativi riguardanti cause magari molto più soggettive ed addirittura ingiustificabili anche dal punto di vista della protesta sociale. Certo è però che nel caso degli autovelox, in effetti aumentati abbastanza indiscriminatamente di numero negli anni (come dimostra la differenza tra l’Italia e le altre nazioni), il fenomeno Fleximan ed il generalizzato sostegno che ne è derivato è umanamente piuttosto comprensibile. Se chi, secondo la società, è tenuto a farlo, non si interroga da solo su un argomento da sempre molto delicato, è nella normalità delle cose che prima o poi accadano eventi atti a far riflettere. E se i cittadini (a torto o ragione, qui è anche un po’ questione di punti di vista), si sentono vessati, vittime di inutili ingiustizie, è facile che eleggano ed eroe qualcuno che reputano agisca per il loro bene, a prescindere dai metodi che esso utilizza. E’ proprio in questo modo che la rete ha innalzato Fleximan a paladino, tanto da creare video celebrativi che riprendono il mitico scambio di battute tra il commissario Gordon (che a dire il vero paradossalmente è un poliziotto) e l’Uomo pipistrello in Batman Begins: “Non ti ho mai detto grazie”- “E non dovrai mai farlo”.

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