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Focus (critico) sulla guida autonoma

Le auto a guida autonoma possono essere una soluzione ad alcuni problemi, ma non sembra possibile automatizzare l’intero sistema della mobilità.

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Da qualche anno soprattutto si parla sempre più insistentemente di auto a guida autonoma, ovvero di macchine che si guidano da sole. Molte aziende hanno investito una gran quantità di denaro per più di dieci anni in modo da poter creare dei mezzi completamente autosufficienti che non abbiano bisogno dell’autista umano. Ma perché l’industria si è orientata in questo senso? I motivi sono tanti, ma quello principale sembrerebbe essere la sicurezza. Secondo i fautori della guida autonoma infatti, le auto che si guidano da sole sarebbero più sicure di quelle condotte dagli esseri umani. Un’altra ragione è quella, molto attuale, dell’inquinamento. Stando ad alcune teorie infatti, avendo auto autonome, esse potrebbero ridurre i percorsi e stando meno tempo su strada diminuirebbero conseguentemente anche le emissioni nocive. Ma è davvero così? Proviamo a capirlo.

Detto che ogni nazione e anche ogni continente fa per sé, esiste una classificazione SAE che distingue i vari livelli per la guida cosiddetta autonoma. Tali livelli vanno da 0, in cui non esiste alcun tipo di automazione a 5, dove almeno nelle intenzioni le auto dovrebbero divenire del tutto autonome in ogni circostanza, al punto da non dover avere nemmeno più bisogno di comandi come volante, acceleratore e freno. A che punto siamo? Non c’è un punto esatto, in alcuni casi è in vigore la guida autonoma di livello 3, in altri stanno tentando anche quella di livello 4, ma i problemi sembrano essere molti, soprattutto perché comincia a delinearsi il fatto che non sia solo un mero problema tecnologico, la questione sfocia anche in molti settori del sociale, come ad esempio il mantenimento dei posti di lavoro di un gran numero di autisti di taxi.

I problemi tecnici

Il caso più attualmente eclatante è in America, in particolare a San Francisco, dove sono attive due compagnie (Cruise e Waymo) che hanno puntato molto sulla guida autonoma dei taxi. Queste due compagnie hanno recentemente ottenuto un’autorizzazione, nonostante pareri contrari anche della polizia, per far circolare i propri mezzi autonomi per tutta la città a tutte le ore, dopo un periodo di sperimentazione in cui questi mezzi potevano girare solo in alcune ore notturne ed in zone delimitate della città. Ma dopo la liberalizzazione c’è stato un nuovo stop che ha limitato la libertà di questi mezzi. Questo perché a quanto è dato capire dai report soprattutto di polizia e vigili del fuoco, le auto autonome molte volte avrebbero ostacolato operazioni di soccorso non capendo l’esigenza dei mezzi d’emergenza e come se non bastasse in un numero non trascurabile di volte si bloccano in mezzo alla strada senza motivo, creando ingorghi di ore.

In realtà, va detto, il motivo c’è ed è quello dovuto all’impostazione prudenziale dei software. Un’auto autonoma infatti se non sa cosa fare e ritiene che ci sia un pericolo, semplicemente si ferma. Ma il problema è che fermarsi non è detto sia sempre la soluzione migliore sia per la sicurezza che per il traffico. Ad esempio un arresto improvviso e (almeno apparentemente) immotivato, potrebbe causare grossi tamponamenti. Il problema principale è anche che queste auto essendo appunto governate da un software che ovviamente è uguale per tutte tendono ad agire tutte insieme. Ovvero se ad esempio c’è un malfunzionamento, non si ferma un’auto sola, ma si arrestano o comunque possono arrestarsi a decine nello stesso momento, magari in vari punti della città creando appunto una serie di ingorghi non risolvibili nel breve nemmeno dalle forze di polizia, a volte costrette ad aspettare il tecnico (che per giunta non sempre riesce a cancellare subito il problema).

L’agire tutte insieme tramite software delle auto a guida autonoma è un punto fondamentale. Bisogna infatti capire che fino a quando mezzi di questo tipo sono un’esigua minoranza, gli inconvenienti che possono verificarsi restano, magari anche gravi, ma di portata più o meno limitata. Però se queste auto dovessero diventare milioni ed agire improvvisamente tutte insieme in modo assolutamente inconsueto, anche una sola volta, potrebbero accadere dei veri e propri drammi di portata ancora sconosciuta. Vi è anche da pensare che un software può sempre essere in qualche modo hackerato da malintenzionati che, dietro compenso, potrebbero cercare di rovinare il nome di intere case automobilistiche dedicatesi alla guida autonoma. Attualmente è un problema che ancora non esiste, ma è buona cosa pensare anche ad eventualità di questo tipo nel capire fin dove procedere. Un’auto che va fuori strada, eterodiretta o meno, fa notizia fino ad un certo punto, ma migliaia di auto che lo fanno tutte insieme sarebbe una catastrofe. Ovviamente chi studia ed utilizza questi sistemi non sta certo a guardare e prende tutte le precauzioni del caso, ma non sembra possibile escludere a priori ed al 100% future eventualità anche molto tragiche.

Un altro problema tecnico al quale stare attenti è la tecnologia utilizzata. Le auto a guida autonoma sono piene di sensori, telecamere, radar e lidar, il che non è che sia sbagliato in se stesso, però è ovvio che più strumenti ci sono, più c’è il rischio che qualcosa si rompa. E non sono chiare le conseguenze del malfunzionamento o del non funzionamento di un qualche sistema, che potrebbe non adempiere ad alcune funzioni e ridurre così le performance delle auto a guida autonoma, diminuendone l’efficacia e quindi la sicurezza. Sulla tecnologia ancora c’è da dire qualcosa sui software. Ultimamente assieme a quelli per così dire tradizionali utilizzati dalla guida autonoma si è affiancata anche l’intelligenza artificiale. Ma nonostante questo le auto autonome non riescono sempre a prendere le decisioni al posto degli umani come fanno questi ultimi, soprattutto in casi molto incerti o quando devono riconoscere qualcosa di molto insolito.

Alcuni di questi esperti che lavorano a questi sistemi hanno ammesso che “il caso 0 non esisterà mai”, che tradotto significa che la guida autonoma non riuscirà mai a prevedere ogni caso possibile su strada. In questo senso c’è da riflettere se sia davvero una buona idea o meno arrivare a, letteralmente, estirpare i comandi dalla auto. Per fare un esempio molto forte, immaginatevi di essere sulla vostra auto che, per un qualunque malfunzionamento, sta andando contro un muro ed immaginatevi di non avere un volante a vostra disposizione per poter correggere la traiettoria. Dal punto di vista dei problemi tecnici è chiaramente inutile citare ogni caso in cui un’auto che si guida da sola è finita fuori strada, perché è una situazione che avviene ogni giorno anche per le auto guidate dagli umani. Infatti il problema non è che possa sbagliare, ma fidarsi così tanto dei sistemi informatici da togliere i comandi ed addirittura escludere la possibilità che l’essere umano possa correggere l’errore.

Questo ultimo ragionamento a dirla tutta apre un altro capitolo della questione, che si potrebbe riassumere in una domanda secca: perché stiamo creando dei sistemi di mobilità che vanno da soli ma hanno comunque la necessità di essere controllati dalle persone? Dal punto di vista logico, ma anche da quello tecnico e dell’efficienza non sembra essere così tanto una grande idea. Alcuni studi hanno infatti messo in luce come le auto a guida autonoma diminuiscano l’attenzione piuttosto che aumentarla. Ovvero, una persona che deve stare attenta ma non guida è chiaramente più portata a distrarsi da una che guida. E’ vero che l’intenzione di chi sostiene la guida autonoma è quella di fare in modo che chi sta sull’auto non debba nemmeno stare attento, ma a questo punto si torna a tutti i problemi di cui sopra, come i malfunzionamenti tecnici, gli hackeraggi e via dicendo. Davvero vogliamo affidare l’intera nostra vita sull’auto solo a sistemi tecnologici? E’ effettivamente una domanda da farsi, visto che il motivo principale dell’esistenza delle auto a guida autonoma sembrerebbe essere la loro maggiore sicurezza. E’ davvero più sicuro non prevedere alcuna alternativa contemporanea a quella tecnologica in caso di problemi?

Un’altra questione da tenere presente è quella dei dati sui veicoli autonomi e sulla percentuale degli incidenti avvenuti che li riguardano. Se è vero che i test sono veramente molto seri ed affidabili perché a questi veicoli fanno percorrere anche milioni di chilometri, è altrettanto vero che tali mezzi sono comunque in numero molto limitato rispetto a tutti gli altri. Statisticamente parlando, c’è una grande differenza tra un veicolo che percorre 100.000 km e 10 che ne percorrono 10.000. La distanza complessiva è la stessa, ma in un caso il mezzo che viaggia è solo uno, nell’altro caso sono 10, in 10 situazioni differenti per tutto il tempo, contemporaneamente. Se nel primo caso può capitare al massimo un incidente, nel secondo ne possono capitare 10 tutti insieme. Il che ovviamente non vuol dire che si verifichino, ma la probabilità è comunque molto più alta. I veicoli a guida autonoma sono troppo pochi per poterli paragonare numericamente a quelli a guida umana, quindi la raccolta dati, su incidenti ed inconvenienti non è la stessa. Stiamo parlando di un numero limitato di veicoli (e non autonomi in qualunque situazione), contro centinaia di milioni ovunque e sempre. Il che vuol dire che se nel caso della guida autonoma può sicuramente capitare qualche incidente (e magari non capita neanche quello), nel caso di quella umana ci sono centinaia di milioni di possibilità che accada qualcosa in ogni momento e ovunque. Può darsi che in futuro lo scenario cambi, ma ad oggi non sembra possibile fare una proporzione tra i due tipi di guida (autonoma ed umana), quindi anche dire che quelli a guida umana siano più pericolosi potrebbe risultare una forzatura.

I problemi etici e sociali

Accanto ai problemi tecnici ci sono quelli sociali ed etici. Primo fra tutti il mantenimento dei posti di lavoro degli autisti. Sebbene siano state pubblicizzate come risolutive della carenza cronica di autisti (sia in Usa che in Europa), i mezzi che si guidano da soli potrebbero ridurre sensibilmente i posti a disposizione degli umani che fanno quel lavoro, perlomeno in certi settori. Resta da vedere se ci riusciranno, perché, tornando al già citato caso di San Francisco ed i taxi a guida autonoma una delle polemiche fuoriuscita ai tempi della prima liberalizzazione (poi nuovamente limitata) è stata quella che riguardava due situazioni distinte: nel primo caso si sosteneva che i taxi autonomi non fossero discriminanti, ovvero accettano chiunque senza “fare storie”, basta che paghi insomma. Una questione questa che ha riguardato alcune lamentele da parte del mondo LGBT, i cui appartenenti hanno segnalato di aver subìto improperi pronunciati da alcuni tassisti. Ciò è ovviamente molto riprovevole. Dall’altra parte c’è però da dire che altri hanno fatto notare come le auto autonome non possano soddisfare ad esempio tutte le esigenze di alcuni portatori di disabilità. Il che vuol dire che se da una parte si migliora, dall’altra si peggiora. Quindi una sostituzione totale non sembra letteralmente possibile.

Cambiando settore, si può parlare di quello dei mezzi pesanti. Qui ad esempio non si capisce come la guida autonoma potrebbe sostituire gli autisti se il mezzo, che magari ha anche guidato da solo fino a quel punto, quando deve entrare nell’azienda a scaricare o caricare ha comunque bisogno di un umano perché le relazioni intrattenute per il lavoro da fare sono prettamente (appunto) umane. E’ vero che in alcuni casi si potrebbero automatizzare delle navette, mettendo direttamente dei sensori sulle ribalte. Ma ciò può valere solamente per alcuni tipi di aziende, più che altro per magazzini della stessa azienda. Il lavoro però non è fatto solo così, un’impresa di trasporti la stragrande maggioranza delle volte non sa prima dove va a scaricare o a caricare e soprattutto non sa come è fatto il magazzino. Non ha idea di chi è che gestisce e di come lo fa, di quali sono le procedure, i tempi di attesa, i parcheggi, le manovre da fare. Inoltre non in tutti i lavori e non in tutte le aziende ci sono le ribalte e molti posti semplicemente non sono automatizzabili. Ma allora perché implementare un sistema simile in cui un mezzo si guida da sé, se all’arrivo c’è comunque bisogno di qualcuno di vivente che faccia il lavoro e risolva tutti gli inconvenienti possibili? Che senso ha?

In alcuni casi è stato risposto che la guida autonoma permette di sopperire alla mancanza di autisti di mezzi pesanti, ad esempio attraverso un sistema che si chiama platooning: tecnicamente parlando, si tratta di un autista che guida un camion e di altri camion che guidano da soli, i quali, seguendo il primo vanno nello stesso posto, facendo esattamente le stesse cose. Ora, è certamente qualcosa che in alcuni casi potrà servire, ma tali casi sembrano essere abbastanza limitati. Se un’azienda deve ad esempio portare un numero di bancali superiore a quelli che ci stanno su un solo bilico, ecco che forse in futuro potrebbe utilizzare il platooning attraverso i sistemi di guida autonoma. Va bene, ma quante volte accade una cosa del genere? Solitamente il trasporto su gomma è quello più efficace proprio per la sua capillarità, ovvero moltissimi mezzi vanno in moltissimi posti differenti allo stesso tempo e non quindi nello stesso luogo. Inoltre, per tornare la platooning, non pare un sistema possibile su tutte le strade, perché essendo piuttosto semplice perdere di vista almeno parte dell’intero convoglio se qualcosa non dovesse funzionare dal punto di vista tecnico uno dei mezzi potrebbe semplicemente fermarsi o cambiare strada autonomamente e non è chiaro come esso potrebbe essere recuperato dall’autista umano che resterebbe comunque alla guida del suo di mezzo. Ricordiamoci che l’autista umano comunque deve guidare e deve stare attento alla strada, non è un mero controllore di altri mezzi.

Un altro problema dei mezzi pesanti è poi quello della responsabilità. Chi dovrebbe essere il responsabile del carico una volta uscito dall’azienda se l’autista non c’è? L’assicurazione? Già, ma l’assicurazione di chi? Dell’azienda che ha caricato o di quella proprietaria del mezzo? E soprattutto come decidere? E’ vero che le assicurazioni ci sono già ora, ma un conto è che esista un’interazione umana che possa spiegare un eventuale accaduto, un altro conto è che ci si basi su una mera analisi di un software che potrebbe non riuscire a spiegare un ribaltamento del carico, o la causa di un incidente. A chi dare la “colpa” in quel caso? Inoltre i carichi senza un autista resterebbero per così dire incustoditi per tutto il tempo del viaggio (che potrebbe anche essere molto lungo), come risolvere anche questo problema? E’ quindi davvero efficiente ciò che si sta cercando di fare per quanto riguarda i mezzi pesanti?

Veniamo ora al problema dell’inquinamento: non è ancora chiaro come si evolverà il mercato delle propulsioni, ma i fautori della guida autonoma spesso spiegano che auto di questo tipo possono ridurre i percorsi. Quindi una famiglia potrebbe letteralmente permettersi di avere un’auto in meno in quanto l’autonoma, spostandosi da sola diminuirebbe la distanza percorsa. Ciò però è forse vero in alcuni casi, ma in altri sicuramente no. Se pensiamo alla famiglia classica marito-moglie-figlio, con quest’ultimo che va a scuola a i primi due che vanno a lavorare, va detto che, che l’auto si guidi da sola o meno cambia ben poco. Infatti o gli orari di queste persone sono differenti (ad esempio il figlio va a scuola alle 8, la moglie va a lavorare alle 9 ed il marito alle 9.30) ed allora è possibile utilizzare una sola auto (autonoma) o se gli orari sono gli stessi sono comunque necessarie almeno due auto. Quindi anche la storia della riduzione dell’inquinamento, che in alcuni casi è sicuramente vera, potrebbe avere portata limitata e non sono ancora così chiari i vantaggi, visto che non c’è un’applicazione di massa nella realtà quotidiana delle persone.

Altra questione da risolvere, in parte già accennata: la guida autonoma può aiutare disabili ed anziani che non possono più guidare a mantenere una certa mobilità. Vero, chi non può o non può più guidare potrebbe essere fortemente aiutato da un’auto che circola da sola, ma riuscirà a salirci autonomamente? Ed anche se ci riuscisse, siamo sicuri di voler far andare in giro persone in condizioni di fragilità senza un accompagnatore? E ancora, se dovesse esserci l’accompagnatore a cosa mai dovrebbe servire l’auto che guida da sola? Sono tutte domanda a cui comunque bisognerà dare una risposta.

Guida autonoma: meglio o peggio?

Una conclusione netta non è probabilmente possibile, ma rigor di logica la questione ruota come sempre intorno agli assolutismi: dire “no, mai” o “automatizziamo tutto” non ha senso. Nulla è completamente sbagliato e nulla è completamente giusto. E’ da dire che la guida autonoma sarà sicuramente utile per quei lavori pericolosi, dove ad esempio gli autisti respirano polveri che non dovrebbero, o fanno strade altamente a rischio (ammesso che la tecnologia riuscirà ad affrontare tali strade). Probabilmente servirà all’interno di grandi stabilimenti studiati apposta per utilizzarla o per navette che sono sempre uguali. Molto più difficile sarà invece generalizzare il sistema all’intera società (anche, ma non solo, per i costi dei mezzi e dei relativi abbonamenti), in quanto i problemi sono così tanti e così vari che sembra letteralmente impossibile risolverli tutti anche nel giro di qualche decennio.

Alcune attività ed alcune decisioni restano prettamente umane perché vanno ad intuito, sensazione, e non solo razionalità ed esperienza. Chi parla con chi fa l’autista di professione sa benissimo che alcune manovre fatte istintivamente, spesso salvano la vita sia a chi le mette in atto che a chi potrebbe restare vittima della mancata manovra. Vengono però fatte appunto con l’aiuto di un istinto squisitamente umano, e non sono inserite in schemi precostituiti. Quindi sì, probabilmente i mezzi autonomi serviranno in determinati casi, ma resta veramente complicato se non impossibile automatizzare l’intero sistema della mobilità come ipotizzato da qualcuno. La domanda conseguente è: perché mai automatizzare l’intero sistema riempiendo il mondo di sensori e complicandosi letteralmente la vita quando una persona può risolvere gli stessi problemi in una mera frazione di tempo? L’impostazione è quella per la quale ovviamente sulla questione sono nate centinaia di aziende, che hanno dato lavoro, attirato fondi, creato risorse e via dicendo. In sé la cosa non è sbagliata, ma l’estremizzazione dei risultati potrebbe comunque portare a conseguenze decisamente negative.

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