E’ meglio lavorare in campagna o in banca? I giovani interpellati da Ixé hanno premiato le professioni che li mette in “connessione” con la natura. Con grande soddisfazione della Coldiretti, che ha registrato, in un solo anno, una crescita del 35% del numero dei giovani agricoltori.
I nostri under 35 sembrano guardare con crescente interesse alle professioni “green”. Tant’è che il 57% di loro non ha avuto dubbi: preferirebbe di gran lunga gestire un agriturismo che lavorare per una multinazionale o per una banca (opzione scelta dal 18% del campione). E a piacere tanto è la riscoperta di un lavoro antico che strizza l’occhio al futuro, muovendosi tra la tradizione e l’innovazione, senza trascurare l’importanza che deve essere riconosciuta alla valenza sociale della professione. I giovani che scelgono di tornare alla terra non si limitano, infatti, a coltivare e commercializzare i loro prodotti, ma avviano attività – come le fattorie didattiche, gli agriasilo o gli agribenessere (solo per citarne alcuni) – che tradiscono la loro naturale propensione a sperimentare. “C’è un intero esercito di giovani che ha preso in mano un settore considerato vecchio, saturo e inappropriato – ha detto la delegata dei giovani della Coldiretti, Maria Letizia Gardoni – e ne ha fatto un mondo di pionieri, rivoluzionari, innovatori e attivisti impegnati nel costruire un mondo migliore per se stessi e per gli altri. Dai campi non viene solo una risposta alla disoccupazione e alla decrescita infelice del Paese, ma anche una speranza alla sconfitta dei nostri coetanei che sono costretti ad espatriare e a quella di chi, a 50 anni, si ritrova senza lavoro, senza certezze, ma con una vita già costruita da sfamare”. Il lavoro nei campi sembra, insomma, offrire una chance a tutti.
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