Diciamoci la verità: i dati certificati dagli osservatori nazionali lasciano – per la maggior parte della gente – il tempo che trovano. Perché colgono solo l’aspetto numerico di fenomeni complessi, che meritano di essere scrutati in profondità. Riportare le cifre che si riferiscono agli occupati e ai disoccupati appare, per esempio, ai più un esercizio cinico e “disumanizzante”; ma a ben guardare, può aiutare a cogliere (con più immediatezza) i cambiamenti destinati a modificare i nostri stili di vita. Ecco perché Confartigianato ha scelto di approfondire l’analisi dei dati riportati nella “Nota trimestrale congiunta sulle tendenze dell’occupazione”, frutto della sinergia tra il ministero del Lavoro, l’Istat, l’Inps e l’Inail. Dedicando un’attenzione particolare al capitolo relativo agli incidenti sul lavoro che – come vedremo – nel periodo preso in esame, sono tornati a salire.
Su gli occupati e i disoccupati, giù gli inattivi
Partiamo col dire che la Nota congiunta fa riferimento al terzo trimestre del 2016 e dunque al periodo compreso tra il mese di luglio e quello di settembre. L’incrocio dei dati rilevati dai vari soggetti coinvolti nel monitoraggio ha certificato un aumento dell’1,1% del numero degli occupati (rispetto al terzo trimestre dell’anno precedente), per effetto di un +1,8% registrato tra i lavoratori dipendenti e di un -1,4% registrato tra gli indipendenti.
Di più: stando a quanto riportato dalla Nota elaborata dal ministero del Lavoro, dall’Istat, dall’Inail e dall’Inps, la quota dei disoccupati sarebbe cresciuta (in un anno) del 4,9%, mentre quella degli inattivi (di età compresa tra i 15 e i 64 anni) sarebbe scesa del 3,7%.
Gli incidenti sul lavoro tornano a salire
E veniamo al capitolo specificamente dedicato agli incidenti sul lavoro. Nel terzo trimestre del 2016, l’Inail ne ha contati ben 137 mila di cui 118 mila al lavoro e 19 mila in itinere (ovvero nel tragitto tra casa e lavoro). Detta in percentuale: la quota di incidenti, rispetto allo stesso periodo del 2015, è cresciuta dell’1,1%; ma secondo gli estensori della nota, si tratta di un aumento “fisiologico”. Perché? Perché “tale incremento – si legge nel documento – è in linea con la crescita dell’occupazione (e quindi dell’esposizione al rischio infortunistico) registrata, in termini tendenziali, da tutte le fonti”. Ad approfondire l’argomento è stata la Confartigianato che, sulla scorta dei dati forniti da Istat e Inail, ha riportato un’interessante serie storica che documenta la riduzione dell‘intensità infortunistica fino al 2015. L’elaborazione dell’ufficio studi Confartigianato ha, infatti, rilevato che, nel 2011, la percentuale degli infortuni totali, ogni mille ore lavorate, si è attestata al 18,6% mentre, nel 2012, è scesa al 17,4; nel 2012, al 16,6; nel 2014, al 15,9 e, nel 2015, al 15,1.
Stesso trend per le imprese edili (i cui addetti sono, di norma, più esposti al rischio di farsi male) dove gli incidenti sul lavoro, negli ultimi 5 anni – stando a quanto riportato da Confartigianato – sono fortunatamente calati, passando dal 21,8% registrato nel 2010 al 15,1 del 2015. Si tratta, ovviamente, di numeri che andrebbero analizzati con più attenzione per capire se il calo è da riferire alle migliori condizioni di sicurezza garantite nei cantieri (e negli altri posti di lavoro) o alla diminuzione del numero di occupati nei vari settori. In linea generale, resta però la panoramica di un quadro che – secondo gli osservatori più accreditati a livello nazionale – registra un lieve miglioramento. Almeno fino al 2015.
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