Siamo pienamente immersi nell’era del digitale, dove tutto è cambiato in risposta a nuove esigenze sempre più connesse alla tecnologia. Anche le aziende hanno cambiato la loro organizzazione e la loro struttura per diventare sempre più tecnologiche, adattandosi alle esigenze ed alle abitudini dei nuovi clienti. Tuttavia la digitalizzazione non coincide con la diminuzione dei posti di lavoro ma con un loro incremento.
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Le vecchie fabbriche lasciano il posto alle nuove all’insegna del 4.0
L’era del digitale ha investito anche il mondo delle imprese e delle fabbriche stesse. La produzione ha modificato il suo assetto, il tutto per rispondere in maniera efficace sia alla concorrenza presente sul mercato, sia alle esigenze dei nuovi acquirenti. A Susegana, in provincia di Treviso ed a 40 km da Pordenone, il centro che è diventato una delle capitali mondiali di produzione elettrodomestici, sta avvenendo un fatto davvero interessante. Modificare completamente una vecchia fabbrica, costruendone una nuova ed innovativa all’insegna del 4.0. Un concreto esempio del vecchio che lascia spazio al nuovo. Si tratta di un processo che può essere letto come una vera e propria lezione di business nello scenario dell’era digitale.
Quando il digitale non vuol dire perdita di posti di lavoro
Molti sono portati a pensare che nei processi di sostituzione delle vecchie fabbriche ci siano perdite di posti di lavoro. Ebbene non è così. Digitalizzare, automatizzare e creare fabbriche 4.0 non significa perdere postazioni di lavoro e mandare a casa gli operai sostituiti dalle macchine. Nel progetto della New Susegana, il passaggio dal vecchio al nuovo non comporterà perdite di personale, anzi questo sarà incrementato con l’assunzione di nuove figure professionali specializzate nel 4.0. Il binomio tecnologia e lavoro può convivere senza che una delle due realtà vada a discapito dell’altra. Si tratta di una lezione di business molto importante nell’era del digitale, dove tutto per essere vincente deve poggiarsi sulla tecnologia.
L’innovazione aziendale deve fare i conti con il nuovo consumatore
In qualsiasi tipo di processo di innovazione aziendale, si devono tenere in considerazione le caratteristiche del nuovo acquirente. Infatti, nell’era del digitale sono cambiate le abitudini di acquisto, le esigenze, le tempistiche e le caratteristiche ricercate nei prodotti stessi. Un’azienda che decide di modernizzarsi, non può farlo se non studia e tiene in considerazione queste variabili. Il tema chiave del nuovo business ruota intorno il consumer power, ossia il potere del consumatore. Si tratta di un consumatore moderno, che spesso non si reca nel punto vendita, ma va direttamente sul sito dell’azienda, controlla online il prodotto, le sue caratteristiche e spesso lo acquista direttamente su Internet. Si chiama e-commerce, ossia il nuovo commercio che vive su internet e che ti spedisce il prodotto direttamente a casa. Spesso la pecca italiana è quella di concentrarsi troppo su aspetti ingegneristici legati al 4.0 rischiando di mettere in secondo piano l’aspetto connesso al consumer power.
L’innovazione del prodotto gioca un ruolo importante
Nelle nuove fabbriche 4.0 bisogna fare attenzione alle modalità di produzione, al rapporto con i consumatori, al nuovo processo di e-commerce ma non bisogna mettere in secondo piano la qualità del prodotto. La manifattura occidentale gioca sulla qualità più che sul prezzo, in risposta anche alla concorrenza proveniente da Oriente. Il prodotto deve essere in grado di rinnovarsi continuamente, introducendo nuovi design, elettronica, funzionalità ed efficienza. Un prodotto immesso sul mercato a prezzi maggiori rispetto a quelli della concorrenza cinese e coreana, deve garantire un elevato tasso di qualità ed efficienza.
L’era del digitale: dove viene pensato il processo di rinnovo
Come e soprattutto dove viene pensato il processo di innovazione aziendale? Spesso molte aziende si affidano a diverse start up per la progettazione del processo di digitalizzazione ed innovazione. L’azienda Electrolux, produttrice di elettrodomestici, come ci spiega l’amministratore delegato Ernesto Ferrario, ha coinvolto circa 175 start up adottando le loro soluzioni. In gergo tecnico si tratta di un processo denominato open innovation, dove l’innovazione stessa non è pensata, nata e sviluppata solo ed esclusivamente all’interno dell’azienda, ma ci si affida anche ad esperti esterni ad essa, per adottare strategie e soluzioni efficaci, in grado di rispondere alle caratteristiche del nuovo mercato nell’era digitale. Nel passaggio al 4.0 si dà molta più attenzione al welfare aziendale ed al fattore umano, puntando sul benessere degli operai stessi, alla base della produzione da cui dipende il business aziendale.
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