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L’intelligenza artificiale che ti cerca il lavoro

Esistono degli strumenti di intelligenza artificiale che ti cercano automaticamente il lavoro, ma non sempre solo la soluzione migliore.

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Mentre da diversi mesi infuria il dibattito su quali saranno gli effetti dell’intelligenza artificiale sul mantenimento dei posti di lavoro, alcune aziende si sono dedicate a creare servizi per così dire quasi contrari a tale problema. Hanno cioè sostanzialmente inventato dei bot che il lavoro te lo cercano, nel frattempo tu puoi anche dormire. Un’azienda che si chiama LazyApply ha approntato JobGPT, appunto un bot in grado di rispondere automaticamente alle offerte di lavoro intanto che il candidato fa altro. Si installa l’estensione nel browser e il sistema fa tutto da solo. Un ingegnere che era rimasto senza lavoro e che ha raccontato la sua esperienza, ha spiegato che l’intelligenza artificiale ha risposto a migliaia di offerte di lavoro in pochi giorni senza nemmeno che lui se ne accorgesse.

LazyApply non è l’unica azienda che si occupa di bot che ti trovano il lavoro, ve ne sono infatti altre che offrono servizi simili, con prestazioni diverse e strumenti differenziati, come ad esempio quello in grado di scrivere un’intera lettera di presentazione con l’intelligenza artificiale. Alcuni di questi servizi “limitano” la quantità di risposte alle offerte di lavoro a qualche decina alla settimana, altri invece sono più liberi. Dal punto di vista tecnologico il passo in avanti è chiaro, nel senso che il fatto di potersi candidare a offerte di lavoro senza dover stare lì ogni volta a compilare noiosi form tutti uguali e con poca speranza di ottenere una risposta è palesemente una cosa buona. Ma il problema è: servirà? Qui infatti si apre un’altra questione, tutta da analizzare.

L’ingegnere che ha utilizzato JobGPT , come riporta Wired, ha spiegato di aver ottenuto una ventina di colloqui su circa 2000 risposte automatiche ad offerte di lavoro da parte del bot. 20 colloqui non sono pochi, ma tra questi erano pochi quelli adatti alle sue competenze. Il che significa che, se è vero che il sistema fa risparmiare molto tempo, è altrettanto vero che non è per niente detto sia così efficace. Il discorso su come funziona questo tipo di intelligenza artificiale può infatti essere tranquillamente riportato all’ambito umano. E’ noto infatti che rispondere a tutte le offerte di lavoro di un determinato settore a prescindere dalle proprie competenze non è che sia una grande strategia. E’ vero che nel caso di JobGPT e similari viene a mancare la variabile tempo impiegato, ma è comunque abbastanza inutile candidarsi a qualcosa di poco o per nulla adatto a ciò che si è. In più bisogna tenere presente altri due fattori: 1) nessuno di questi servizi è gratuito, quindi bisogna anche presupporre un esborso economico variabile, a seconda del servizio stesso ed anche di cosa si chiede al bot di fare 2) Non solo i candidati in cerca di lavoro usano la tecnologia, questa è infatti utilizzata anche dai portali, che potrebbero identificare come spam continue candidature della stessa persona, magari vietando ad essa un accesso ulteriore al portale e impedendogli così di potersi candidare per i nuovi annunci.

Un altro problema emerso dalla storia dell’ingegnere che ha utilizzato l’intelligenza artificiale per cercare lavoro è quello per il quale se il bot riesce ad identificare un alto numero di offerte ed anche a rispondere automaticamente, non riesce però a centrare esattamente tali risposte per le candidature più interessanti. Ovvero fa un grosso lavoro basato sulla quantità, ma la qualità non è comunque all’altezza quando si tratta di fornire informazioni molto precise per profili altamente qualificati. Quindi l’utilizzo di un’intelligenza artificiale sembra presupporre una scelta tra il riuscire a trovare un lavoro qualunque, basato sulla mera quantità di risposte che un bot riesce ad elaborare e il riuscire invece a trovare un lavoro soddisfacente, ben retribuito e stabile. Quest’ultima situazione appare difficilmente gestibile da un’IA che, se è vero che risponde anche a quelle, ha però il difetto di farlo in maniera abbastanza standardizzata. Risponde cioè attingendo alle stesse informazioni che utilizza per un’offerta di livello molto inferiore. Di conseguenza il problema è che un simile servizio potrebbe sì far trovare un buon numero di colloqui, ma potrebbe anche escludere da quelli più interessanti. E bisogna poi sottolineare che accedere ad un colloquio non significa automaticamente trovare un lavoro.

Ma cosa pensano i recruiter dell’intelligenza artificiale che ti cerca il lavoro? Ecco qui le opinioni si dividono: per alcuni il sistema è abbastanza fallimentare nel senso che per chi è contrario il fatto che un candidato non si occupi direttamente della ricerca del suo stesso lavoro che dovrebbe andare a fare è sinonimo di disinteresse verso il lavoro stesso, quindi verrebbe fondamentalmente a mancare il motivo fondante di convocarlo ad un colloquio, tantomeno di affidargli un posto di lavoro. Altri invece sembrano essere più pragmatici sostenendo che il modo in cui arrivano i curriculum è abbastanza secondario rispetto ad un attento esame del candidato attraverso un colloquio mirato. C’è quindi da pensare che dato che molti recruiter riescono a capire il modo in cui è arrivata la candidatura (ad esempio attraverso il tempo di risposta e la standardizzazione dei testi), utilizzare un IA potrebbe escludere da diverse possibilità interessanti per una valutazione negativa a priori di chi esamina i curriculum giunti attraverso i bot.

Riassumendo, appare molto complicato che una IA possa sostituire l’impegno di chi vuole attivamente cercare lavoro in maniera mirata ed i suggerimenti che un esperto umano può consigliare al primo. Se si è in situazioni di urgenza e qualsiasi lavoro va bene pur di portare a casa un qualunque stipendio, allora effettivamente la IA può essere una soluzione accettabile, ma se si vuole qualcosa di più, di adeguatamente retribuito, stabile e dove magari l’ambiente sia gradevole, allora vi è prima di tutto la necessità di mettersi in gioco di persona, adattando le risposte ad ogni offerta e prima ancora scegliendo oculatamente a quali offerte rispondere. Secondariamente, il consiglio è quello di utilizzare servizi mirati preparati da persone competenti come quello di revisione curriculum. Velocizzare i processi ovviamente serve, ma non è sempre la soluzione migliore perché come spesso accade le cose fatte di fretta e “sparate nel mucchio” possono essere inutili ed in qualche caso anche controproducenti. Quindi l’idea da cui muovere è quella di focalizzarsi molto bene sulle proprie necessità e perseguire quelle nella maniera migliore, senza farsi prendere dalla fretta o dall’entusiasmo di utilizzare nuove tecnologie sicuramente utili in qualche caso ma che non possono certamente sostituire l’essere umano.

E’ comunque da notare, va detto, l’incredibile versatilità dell’intelligenza artificiale che può oggettivamente ridurre i posti di lavoro, ma anche aiutare le persone a trovarli, seppur limitatamente. Ciò indica come anch’essa sia solamente uno strumento nelle mani degli esseri umani che devono decidere come utilizzarlo, se per aiutare la società a migliorare o cambiarla in peggio. Essendo all’inizio della diffusione di massa della IA abbiamo sicuramente ancora molto da imparare su quali siano le applicazioni buone e quelle cattive della stessa. Il più grande difetto dell’intelligenza artificiale è forse quello di poter accedere a milioni di informazioni contemporaneamente, ma proprio per questo non possedere la capacità di scegliere quelle più significative come fa un essere umano. O meglio, può sicuramente scegliere quelle più attinenti al caso di turno, ma lo fa pescando da così tante informazioni che il rischio è quello che l’attinenza sia troppo bassa. A prescindere da questo, c’è da augurarsi che tra le applicazioni possibili prevalgano quelle buone e che contemporaneamente non ci si faccia prendere da una sorta di entusiasmo ipertecnologico dal quale poi potrebbe essere abbastanza complicato tornare indietro una volta scoperto che magari non è, per così dire, esattamente la soluzione a tutto e nemmeno quella migliore.

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