Ci sono persone che non riescono a trovare da sole la loro strada. Di contro, ce ne sono altre che, pur avendo maturato grande esperienza, sentono di non essere mai arrivate e continuano a mettersi in gioco. Quando queste due tipologie umane si incontrano, nell’ambiente di lavoro, qualcosa di importante può capitare. Si chiama mentoring e altro non è se non il percorso di apprendimento guidato che sancisce una preziosa trasmissione di saperi. Quel che il mentore consiglia al suo protetto, infatti, può segnare la svolta nella sua vita professionale. Ma quali sono le caratteristiche che rendono un mentore una valida guida? E come può fare la differenza nella carriera del suo assistito? Vediamolo insieme.
Chi è e cosa fa il Mentore

Per comprendere l’etimologia della parola, occorre fare un passo indietro e tornare sui banchi di scuola dove molti di noi si saranno imbattuti nell’Odissea di Omero. E’ proprio lì che prende corpo il personaggio di Mentore: l’amico più fidato di Ulisse, il consigliere capace di dirimere i dubbi più nodosi dell’intrepido eroe greco. Per estensione, mentore è diventato sinonimo di guida e tutor, formatore ed insegnante.
Ma attenzione: l’esperienza ed i successi non bastano. Per essere un bravo mentore, occorre avere soprattutto capacità relazionali. E tanta voglia di imparare, oltre che di insegnare. Il mentore aiuta, innanzitutto, il suo protetto ad individuare i suoi bisogni, a mettere a fuoco le sue aspirazioni e a riconoscere i suoi punti deboli e di forza. Da queste premesse prende le mosse il processo di mentoring, che non si muove lungo un’unica direttrice. Sbaglia chi pensa, infatti, che a “guadagnarci” sia solo il protetto: lo scambio ed il confronto proficuo porterà giovamento ad entrambi.
Si prenda il caso di un manager di successo, che dispone di un bagaglio esperienziale particolarmente pesante. A pochi mesi dal pensionamento, a lui potrebbero chiedere di occuparsi di mentoring, ovvero di formare e “instradare” le risorse che, per varie ragioni, faticano a trovare il loro posto in azienda. Che vantaggi può trarne? Non pochi: quando ormai credeva di essere arrivato al capolinea (inteso come punto di massimo avanzamento nella sua carriera), il mentore avrà la possibilità di implementare le proprie competenze, di sperimentare stimoli nuovi e di trarre grandi soddisfazioni dal trasferimento del suo know-how.
Le 10 caratteristiche di un bravo mentore
Ma quali caratteristiche deve avere un bravo mentore? Deve essere empatico, aperto, disponibile, flessibile e dotato di forte senso etico. E ovviamente molto bravo nel suo lavoro. Lo studioso americano Dan McCarthy, esperto di Management e Leadership, ha recentemente interpellato un gruppo di professionisti ai quali ha chiesto di indicare le caratteristiche dei loro mentori. Quello che ne è venuto fuori è una sorta di identikit del mentore ideale del quale vi forniamo alcuni tratti salienti.
- Un bravo mentore è sempre presente. Deve cioè dedicare il massimo dell’attenzione al suo protetto e considerare il tempo speso con lui un investimento prezioso e proficuo. Chi accetta di dare consigli non può tirarsi indietro, ma deve mostrare una dedizione che può richiedere un impegno straordinario.
- Un bravo mentore sa ascoltare. Parlare, spiegare, indicare, consigliare è solo una parte del lavoro. I tutor più efficaci sono quelli che comprendono fino in fondo il valore dell’ascolto. E carpiscono i pensieri, le ansie, le aspirazioni e i bisogni di chi hanno di fronte. Ascoltare rappresenta la più alta forma di rispetto che il mentore può manifestare nei confronti dell'”apprendista”.
- Un bravo mentore fa sempre domande. Stimolare il protetto è uno dei passaggi fondamentali. Se il formatore si limita a fornire le istruzioni, nessun cambiamento radicale potrà mai essere propiziato. Porre domande impegnative (alle quali non è necessario dare subito una risposta) vuol dire aiutare il protetto a trovare la sua strada e a risolvere i problemi che lo assillano.
- Un bravo mentore è un modello comportamentale. Conoscete il detto: “Predica bene e razzola male”? E’ proprio quello a cui non può rifarsi un bravo consigliere. Per essere credibile, il mentore deve dare il buon esempio e stare attento ai suoi comportamenti.
- Un bravo mentore sa essere umile. Essere additato a modello farebbe inorgoglire chiunque, ma il bravo maestro è colui che comprende che al centro non deve esserci lui, ma il suo allievo. Non la sua conclamata fama, ma i bisogni del suo assistito. Non solo, essere un mentore non vuol dire essere perfetto: anche i limiti e i difetti (che non vanno nascosti) possono, infatti, fornire importanti insegnamenti.
- Un bravo mentore sa raccontare storie. Lo storytelling è, in effetti, un’abilità imprescindibile. La capacità di rendere più fluidi gli “indottrinamenti”, ricorrendo ad aneddoti e storie efficaci, è una prerogativa fondamentale.
- Un bravo mentore è paziente. Il tempo non può rappresentare un vincolo al percorso di apprendimento. Il formatore capace deve concedere al suo protetto tutto quello che gli serve per comprendere cosa deve cambiare e come può riuscirci.
- Un bravo mentore è versatile. Chi ricorre sempre allo stesso schema, non è tagliato per essere una guida. Ogni individuo è diverso e necessita di uno specifico sostegno. Per centrare l’obiettivo, occorre essere disposti a modificare continuamente il proprio approccio d’insegnamento, in base alle persone e alle situazioni che si prospettano di volta in volta.
- Un bravo mentore sa porre dei limiti. Dare consigli non vuol dire essere un amico. Il vero professionista è colui che sa distinguere la sfera privata da quella lavorativa ed evita, per esempio, di andare a prendere una birra al bar col suo assistito.
- Un bravo mentore sa mettersi in gioco. Quello che un bravo formatore non può permettersi di pensare è che non ci siano più margini per imparare cose nuove. Il bravo mentore è, al contrario, colui che, anche all’apice della sua carriera, continua a non tirarsi indietro e si avventura in terreni inesplorati. Prendendo per mano persone (spesso diversissime da lui) che gli procureranno gratificazioni robuste e inattese.
L’arte di saper guidare nel lavoro può riservare gratificazioni importanti anche ai più navigati.
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