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Riscatto della laurea, boom di domande: ma conviene davvero?

Riscatto della laurea, boom di richieste in tre mesi: ma conviene veramente presentare richiesta? Analisi dei vantaggi e degli svantaggi connessi alla domanda.

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In soli tre mesi sono state presentate oltre 21 mila le richieste per usufruire del riscatto della laurea, metà delle quali erano relative al riscatto agevolato. Da quando la nuova misura è stata introdotta dal Governo, tantissimi sono stati i cittadini che hanno presentato domanda per poter sfruttare ai fini pensionistici gli anni passati all’Università. Ma conviene davvero farlo? Quali sono i vantaggi e quali, invece, gli svantaggi? Proviamo a fare il punto della situazione.

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Riscatto della laurea agevolato: requisiti e come fare per ottenerlo

Chiunque voglia usufruire del riscatto della laurea agevolato, tenendo conto della normativa vigente, dovrà essere in possesso dei seguenti requisiti:

  • avere almeno un contributo versato nella gestione Inps dove intende riscattare gli anni di studio universitari;
  • aver frequentato e portato a termine il corso di studi accademici negli anni di competenza del metodo contributivo.

Questo vuol dire, concretamente, che possono richiedere il riscatto della laurea tutti quei contribuenti che hanno iniziato il proprio percorso di studi universitari a partire dal 1996, anno di entrata in vigore della Riforma Dini, che introduceva appunto il metodo contributivo.

Il contribuente, una volta che si sarà accertato di essere in possesso di tutti i requisiti richiesti dalla legge, potrà procedere per ottenere il riscatto. Lo stesso sarà chiamato a pagare una somma per ogni anno che si intende riscattare. Tale cifra, comunque, non supererà i 5.240 euro (importo massimo per ogni anno di riscatto) e, a seconda dei casi, sarà rapportata e quindi proporzionale al reddito del contribuente.

Riscatto della laurea come incentivo all’esodo: il Ministero del Lavoro interviene per fare chiarezza

Recentemente ci si è interrogati sulle modalità di ricorso al riscatto della laurea come incentivo all’esodo. Per fare chiarezza sulle facoltà di lavoratori e datori di lavoro, allora, si è presentato un interpello al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (il n. 5 dell’11 luglio 2019). Sul riscatto della laurea come incentivo all’esodo (e quindi come forma di avvicinamento al pensionamento) il Ministero è stato chiaro, ovvero: in linea di massima a questa opzione può ricorrere il lavoratore, è quindi a sua discrezione valorizzare il periodo di studi universitari a scopi pensionistici e per periodi scoperti dalla contribuzione.

Per il datore di lavoro, invece, non esiste alcun obbligo di presentare domanda in questi casi ma, comunque, resta a lui riconosciuta la possibilità di farlo. Qualora il datore di lavoro voglia ricorrere al riscatto della laurea come incentivo all’esodo (per uno o più lavoratori) può comunque farlo, tenendo però conto degli accordi sindacali. In questi saranno indicati anche termini e modalità della procedura di esodo. L’unico obbligo che resta in capo al datore è quello del pagamento delle somme dovute in concomitanza della risoluzione del rapporto di lavoro.

Riscatto della laurea: conviene veramente? Le domande da porsi prima di presentare richiesta

Come ogni mossa che comporta un investimento di denaro, seppur i benefici promessi possano sembrare allettanti, anche sul riscatto della laurea bisogna muoversi con cautela. Il contribuente intenzionato a usufruirne per andare prima in pensione, difatti, deve valutare quanto sia conveniente per lui appellarsi a questa possibilità. Come fare, allora, per capire se i vantaggi sono maggiori degli svantaggi in questo caso? Bene, precisando subito che ogni caso è diverso e che bisognerebbe valutare di volta in volta le singole situazioni, vi sono delle linee guida generali che si possono seguire per evitare di incorrere in errore.

Prima di tutto, come i ben informati sapranno, il riscatto della laurea conviene sopratutto a chi ha portato a termine il proprio percorso di studi in tempo ed ha iniziato a versare contributi subito. In linea di massima, quindi, il riscatto della laurea tornerà utile a chi non si è laureato fuori corso ed ha iniziato a lavorare poco dopo aver conseguito il titolo di studio.

In secondo luogo, e questo vale per tutti, bisogna chiedersi se i soldi da versare per gli anni da riscattare siano un investimento sostenibile ma, sopratutto, minori rispetto a quelli che si incasseranno dopo tramite assegno pensionistico. A tal proposito è opportuno ricordare che, a prescindere dal reddito dichiarato, i soldi spesi per ogni anno riscattato fanno parte della lista degli oneri deducibili in sede di dichiarazione dei redditi. Questa eventualità, di fatto, permette di massimizzare il risparmio fiscale e, quindi abbattere i costi del 47% (fino ad un massimo di 75mila euro totali).

Un’ultima puntualizzazione che bisogna fare, facilmente deducibile dai discorsi appena fatti, è che il riscatto della laurea è sicuramente più conveniente per chi ha uno stipendio già di per sé abbastanza alto. Al crescere del reddito, tenendo anche conto della spesa deducibile, aumenterà il risparmio sul costo della spesa da sostenere per ogni anno da riscattare. Superato un certo limite reddituale, a prescindere dal patrimonio economico posseduto, l’importo da versare per ogni anno rimane fisso a 5.240 euro.

Ricordiamo inoltre che, oltre alla piena deducibilità dalla dichiarazione Irpef dal reddito dell’importo versato, la somma da versare per il riscatto della laurea può essere rateizzata (per un massimo di 10 anni e senza alcuna maggiorazione).

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