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Sciopero benzinai, cosa c’è da sapere

Il 25 e 26 gennaio ci sarà uno sciopero generalizzato dei benzinai, salvo revoche dell’ultimo momento. Alcuni servizi rimarranno aperti, ma bisognerà scovarli.

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Tra il 25 e il 26 gennaio, salvo revoche dell’ultimo minuto si terrà uno sciopero generalizzato dei benzinai, che interesserà anche i self service. La serrata, proclamata dai sindacati è stata decisa a causa di uno scontro diretto con il Governo a causa di un recente decreto. Il tutto avrà inizio oggi alle 19. Alle 22 sulle autostrade. Alcuni servizi però rimarranno aperti. In specifico, su ogni autostrada dovrà restare attivo almeno un distributore ogni 100 km. Cosa questa che andrà garantita dalle Regioni. Fuori dalle autostrade saranno le Province a gestire il tutto e dovranno fare in modo che le attività aperte non siano meno della metà del numero di benzinai aperti nei giorni festivi. E c’è chi auspica controlli a tappeto in modo da far rispettare i suddetti parametri. Se è vero quindi che probabilmente ci sarà uno scioperò molto diffuso, è anche vero che non tutti e non sempre saranno chiusi. C’è anche chi spiega che grazie alla maggiore efficienza dei veicoli nuovi, il problema di restare a secco non esiste. Questo però non è del tutto esatto, in quanto ad esempio i mezzi pesanti che percorrono molti km ogni giorno potrebbero riscontrare rilevanti difficoltà a fare rifornimento.

I motivi dello sciopero

Le ragioni arrivano da lontano e partono dal mancato rinnovo dei tagli alle accise in vigore l’anno scorso. L’attuale Governo ha preferito altri tipi di aiuti alle persone più indigenti, decidendo di togliere lo sconto generalizzato. Questo ha fatto schizzare il prezzo di circa 20 centesimi da un giorno all’altro ad inizio anno. Ovviamente è montata la protesta, ma i fatti non sono del tutto chiari. A fine dicembre il prezzo della benzina e del gasolio si aggirava sull’1,6 euro al litro, centesimo più, centesimo meno. Un rialzo di 20 centesimi avrebbe dovuto, per così dire, limitare il prezzo a 1,8 circa. Cosa questa che è effettivamente accaduta, ma non ovunque. Alcuni benzinai hanno esposto cartelli con prezzi a 2.2, ma anche oltre. Come si è arrivati a questo? Secondo il Governo c’è stata una certa speculazione sui prezzi, che tra l’altro è andata a danno di quelli più onesti che hanno mantenuto il prezzo corretto. Ciò ha indotto l’esecutivo a correggere la manovra approntando un decreto che potrebbe in determinati casi riabbassare il prezzo dei carburanti, ma non solo: il Decreto Trasparenza sui carburanti impone alcuni obblighi ai gestori, come quello del cartello che indica il prezzo medio regionale dei carburanti. Questo è un punto nodale. Secondo i sindacati che hanno proclamato lo sciopero infatti, l’installazione di un cartello in tutti i benzinai costerebbe circa 400 milioni di euro, che paradossalmente finirebbero per gravare ancora sulle tasche dei cittadini con un aumento alla pompa. C’è però un altro problema ulteriore, che è questo: sostanzialmente i benzinai si sentirebbero in un certo qual modo diffamati dal Governo, che avrebbe operato una specie di scaricabarile su di loro, addossando la colpa ad essi del mancato rinnovo del taglio delle accise e quindi degli aumenti. Secondo il premier invece, non c’è mai stata nessuna intenzione di dare la colpa all’intera categoria, ma anzi le misure contenute nel Decreto andrebbero proprio a vantaggio di quelli che la speculazione non l’hanno fatta.

Giusto o no?

Detto che giudicare una situazione del genere è sempre oltremodo difficile, alcune cose vanno dette. Ad esempio, il fatto che venga fatta una norma che obbliga una determinata categoria a fare qualcosa (il cartello con i prezzi medi regionali in questo caso), il costo debbano pagarlo i cittadini è un concetto che non dovrebbe esistere. Il prezzo dei carburanti non può dipendere anche dai costi di una norma settoriale, non in modo così diretto almeno. Va pur rilevato che i prezzi medi, come giustamente sottolineano i sindacati, sono anche indicati sul sito ministeriale, però così si chiede ad ogni cittadino di consultare il sito ogni volta che va a fare il pieno. Oppure di utilizzare un Qr Code o scaricare un’app apposita (altre ipotesi proposte al posto del cartellone nei distributori). Queste sono tutte operazioni piuttosto lunghe e complicate, ad esempio per le persone più anziane o meno avvezze alla tecnologia.

Un’altra cosa da dire è che, tecnicamente parlando, il Governo in carica non ha mai accusato l’intera categoria dei benzinai. Ha certamente lanciato delle accuse, ma più mirate e circostanziate, prendendosela con quelli che il prezzo lo hanno fatto lievitare anche di 50 centesimi o più, portandolo ben al di sopra della soglia ideologica dei 2 euro. In effetti la discrepanza di mezzo euro tra una pompa ed un’altra è veramente enorme e soprattutto non ha una ragione che non sia di guadagno personale su base speculativa. Una terza cosa da dire è che il Governo, nonostante le sonore critiche ricevute e la consapevolezza di aver creato un problema non trascurabile, non si è mai sottratto alla responsabilità di non aver rinnovato il taglio alle accise, ha anzi quasi rivendicato la cosa, se così si può dire, in quanto il premier stesso ha spiegato in un video piuttosto dettagliato come quei soldi siano stati reinvestiti a favore delle categorie più indigenti con interventi più settorialmente mirati.

Per ultimo si può ragionare sul fatto che ogni volta che c’è un aumento generalizzato dei prezzi di qualche tipo c’è sempre più di qualcuno che specula. Quindi sorprendersi di questo e far finta di niente non è che sia una buona soluzione. Bisogna invece prendere il toro per le corna e dire le cose come stanno, in modo da trovare una soluzione definitiva che non comporti più uno scontro così diretto tra Governo, sindacati ed associazioni di categoria. Non è comunque detta l’ultima parola perché potrebbe comunque esserci una convocazione dell’ultimo momento nella quale le due parti potrebbero trovare un accordo. In quel caso lo sciopero verrebbe revocato e il problema rientrerebbe del tutto.

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