La Valle Aurina è un ambiente unico nell’Alto Adige, che si contraddistingue per un fondovalle con borghi che hanno mantenuto usi e costumi tipici delle tradizioni alpine, contornato da oltre 80 vette che superano i 3.000 metri di altitudine. Vi si accede dalla più nota Val Pusteria, all’altezza di Brunico, per poi raggiungere la località di Campo Tures. Proseguendo sulla strada del fondovalle eccoci giunti in Valle Aurina, che si sviluppa per circa 25 chilometri attraversando i paesi di Lutago, San Giovanni, Cadipietra, San Giacomo, San Pietro, Predoi e Casere, dove la strada carrozzabile sfuma in un bel sentiero, proseguendo verso diverse mete escursioniste di indubbio fascino.
Indice
L’economia del rame
Storicamente lo sviluppo economico di questo territorio è legato alla presenza di una vena di rame di cui si hanno notizie certe fin dal 1400 nel territorio di Predoi, da cui prese vita l’attività estrattiva: le gallerie della miniera, pur scavate allora a mano con utensileria semplice, rappresentano un esempio straordinario di abilità mineraria e per secoli furono la principale fonte di reddito per l’intero territorio, tanto che nel XIX secolo la miniera di Predoi era ancora al terzo posto in Italia per capacità estrattiva. L’attività fu interrotta in un primo tempo nel 1893, ma fu ripresa dal 1957 al 1973, anno della definitiva chiusura.
Solo nel 1996 questo enorme patrimonio storico-economico fu reso accessibile al pubblico con la creazione del Museo delle Miniere, grazie al quale i turisti possono rivivere la massacrante vita dei lavoratori impegnati nell’estrazione del rame (per la produzione successiva di filo), percorrendo a bordo di un trenino ben 940 metri di galleria e ulteriori 360 metri a piedi su due livelli separati. Nel 2009, poi, all’interno delle medesime miniere è stato creato un centro benessere, dislocato a 110 metri all’interno della montagna, una sorta di ventre della terra, dove, grazie al microclima tipico delle gallerie (speleoterapia), si possono ottenere benefici per chi soffre di malattie croniche alle alte vie respiratorie.
Economia, lavoro e imprese in valle Aurina
E’ ovviamente il turismo che la fa da padrone nell’economia generale della Valle con un trend di crescita interessante, che ha portato gli occupati dai 775 del 2015 ai 853 del 2018 (ultimo dato disponibile): da rimarcare che di questi circa 600 sono dipendenti. Si tratta di un dato (sicuramente in ulteriore crescita negli ultimi anni non censiti) che riflette un aspetto qualificante, ovvero la crescente affermazione come meta delle vacanze di questo territorio che offre opportunità naturalistiche e ricettive di alto livello, ma che non ha certo la fama di valli più blasonate, quali le vicine Val Pusteria, Val Badia, Val Gardena e Val di Fassa, solo per citarne alcune.
Di particolare interesse anche la presenza di oltre 215 aziende agricole, di circa 70 imprese di produzione artigianale (con circa 285 posti di lavoro) e di ben 50 che operano nel settore edile, queste ultime con un buon trend di crescita che ha portato gli occupati da 179 (2015) a 210 (2018). In termini di occupazione da non dimenticare che nel solo territorio del Comune Valle Aurina, che comprende tutti i paesi ad esclusione del solo Predoi, ben 300 posti di lavoro sono assicurati dalla pubblica amministrazione.
Ne emerge, quindi, un quadro molto interessante in termini non solo di tenuta economica, ma di sviluppo di questo territorio, nel quale la stessa emergenza Covid non ha causato gravi ripercussioni all’economia, ad eccezione di qualche isolata chiusura nel settore gastronomico. In quest’ottica è particolarmente significativa un’ultima considerazione: una delle piaghe più drammatiche che riguardano il lavoro in Italia è certamente la disoccupazione giovanile, le cui percentuali nazionali si sono recentemente dilatate a causa dell’emergenza sanitaria: ebbene in Valle Aurina, a detta dei dirigenti degli uffici comunali, questo è un problema del tutto marginale. Scusate se è poco.
Altissimi dislivelli
Il territorio del fondovalle presenta le tipicità naturali di altre valli alpine e dolomitiche, con i piccoli borghi che vanno da un’altitudine di 900 metri slm (Lutago) fino ai 1600 metri di Casere: la vera particolarità di questo affascinante luogo sta nella corona di altissime vette costantemente innevate, fra cui le più conosciute sono:
- Picco dei Tre Signori (3.498),
- Pizzo Rosso (3.495),
- Monte Fumo (3.251),
- Sasso Nero (3.369).
Questa particolare conformazione ambientale, caratterizzata da fortissimi dislivelli, da un certo punto di vista limita le possibilità escursionistiche ai turisti abituati a brevi passeggiate (comunque effettuabili tramite la discreta rete di sentieri limitrofi ai paesi), ma di fatto apre scenari fantastici per camminatori esperti ed allenati, che hanno la possibilità, pur a fronte di ascese importanti, di raggiungere luoghi incontaminati, in cui si sperimentano realmente profumi, odori, sensazioni e clima di alta montagna.
Alcune escursioni
Sono tantissime le escursioni che offre la Valle Aurina: ne abbiamo scelte tre particolarmente significative. Certamente merita una citazione la salita al rifugio Sasso Nero, gioiello architettonico in legno a 6 piani di forma esagonale, inaugurato il 21 luglio 2018 e posto a 3.022 metri, sulla forcella di Rio Torbo, che offre uno spettacolo impareggiabile a chi lo raggiunge o a chi lo utilizza come tappa obbligata per l’ascesa alla cima del Sasso Nero. L’escursione inizia alla Malga Stallila (1472 mt.) raggiungibile in auto da San Giovanni: in un’oretta scarsa in salita su una comoda mulattiera bianca si raggiunge la malga successiva (Daimerhütte) a 1862 mt, da cui si snoda un impegnativo sentiero che in circa due ore di perenne salita conduce a circa 2600 alla base di un piccolo ghiacciaio, da risalire quasi per intero per poi piegare a destra su roccette attrezzate con fune di metallo e gradini, tramite le quali si giunge dopo circa 4 ore e mezza al rifugio, da cui si apre una visuale straordinaria, da una parte verso valle, dall’altra verso le vette circostanti innevate, fra cui lo stesso Sasso Nero.
Altro classico escursionistico in Valle Aurina è certamente il Rifugio Giogo Lungo posto a circa 2.600 metri: il punto di partenza è il parcheggio di Casere (1595 mt.), da cui, dopo aver attraversato il torrente, si sale in maniera decisa il bosco incontrando anche resti di ex miniere, fino alla malga Rötalm (2116 m), dove si apre il suggestivo paesaggio montano della cosiddetta Valle Rossa, luogo incantato con ruscelli e verdi pascoli. Si prosegue quindi in salita fino a raggiungere il rifugio Giogo Lungo (2590 mt.) dopo circa ore 3–3.30 di cammino; il ritorno in discesa, di solito viene effettuato tramite la Valle parallela, denominata Valle del Vento, uno scenario incontaminato che riporta prima alla malga Labesau (1750 m), per poi giungere sul fondovalle, nei pressi dell’antica chiesetta storica di Santo Spirito, da cui ben presto si raggiunge il punto di partenza.
Ultimo percorso che suggeriamo è l’ascesa verso il Rifugio Brigata Tridentina, che si trova in posizione panoramica tra la Valle Aurina e la valle austriaca Krimmler Achental e spesso viene utilizzato come punto di appoggio per raggiungere il Picco dei Tre Signori (3.499 m s.l.m.) o la Vetta d’Italia (2910 mt.)
Il punto di partenza è, anche in questo caso, il parcheggio a Casere, da cui si raggiunge ben presto la località Prastmann e la già citata Chiesa di S. Spirito, a fianco del torrente Aurino: si segue lo stradello di fondo valle fino alla malga Kehrer, per poi cominciare una prima ascesa fino alla Rifugio Lahner (1985 mt.). Qui la valle valle si allarga, fra pascoli e corsi d’acqua: ci aspetta, quindi, una decisa salita continua e impegnativa per raggiungere dopo circa 3 ore di cammino il Rifugio Brigata Tridentina (2441), ben visibile anche da lontano, con lo sguardo che spazio sulla destra e sulla sinistra sullo splendido ghiacciaio del Picco dei Tre Signori. Il rientro avviene per la medesima via dell’andata.
Tradizioni tipiche in Valle Aurina
Le usanze presenti in Valle Aurina sono molto radicate negli abitanti del posto e sono legate a riti del passato: per esempio è ancora viva, nel giorno di Ognissanti (1 novembre), la tradizione del dono ai bambini, da parte dei loro padrini e madrine, di un cavallo di pane dolce ai maschietti e di un gallina, sempre di pane dolce, alle femminucce.
Ma forse l’usanza più originale della valle è quella denominata Pitschelesingen: nelle serate dal 1 al 9 novembre persone vestite di scuro con il viso coperto da una maschera di legno si aggirano nei paesi, bussano alle abitazioni e cantano una canzone, chiedendo un’offerta per i poveri. Il 6 dicembre, invece, è una data molta amata dai bambini, in quanto si attende San Nicolò, che si inoltra nei borghi e nelle case, scortato dal Krampus (un diavolo malvagio) portando loro dei doni. Una curiosa tradizione riguarda la vigilia di Natale, il giorno di San Silvestro (31 dicembre) e il 6 gennaio, quando in ogni abitazione il padrone di casa compie un giro nelle varie stanze per benedirle con l’incenso. Un’altra graziosa usanza vede protagonisti ancora i bambini, i quali la mattina del 1 gennaio girano di abitazione in abitazione cantando una filastrocca tradizionale, che funge da augurio per l’anno appena cominciato.
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